giovedì 10 marzo 2022

La guerra è sempre e solo un duello

 Scrive Tomaso Montanari  nella breve nota di commento alla traduzione, a cura di Nadia Fusini, di un testo "struggente" di Virginia Woolf¹: "Nessuno  come  Virginia  Woolf  ha  saputo esprimere  la  radicale  alterità  delle  donne  rispetto  alla  guerra:  eterno  “gioco”  bestiale  dei  maschi, frutto  della  loro  (della  nostra)  puerile  e  omicida  volontà  di  potenza." 

Mai come questa volta, in questa assurda guerra tra sordi (nel senso di incapaci di ascoltare) e di muti (nel senso di incapaci di usar parole), l'immagine della guerra come "gioco" bestiale dei maschi è evidente e sotto gli occhi di tutte/i: donne, bambini e persone  anziane costrette a soffrire/fuggire per lasciare libero campo di battaglia agli "uomini", ai "maschi", fino al "duello" finale tra "due" irriducibili. 

È così scoperto il " gioco", e così accettato da quasi tutti gli uomini e da non poche donne, che si fa molta fatica a ragionare, a tentare di aprire la mente, a riflettere e infine a gridare, mentre osserviamo impotenti: "fermatevi, siamo tutte/i coinvolte/i, non solo "i" duellanti. Le persone contano."

Il "gioco" vuole sempre un vincitore e un vinto, senza eccezioni, proprio come nella logica "puerile". 

Questa è la guerra, e non si dica che è propria del "genere umano", è solo del genere maschile (nel senso di strutture di potere ancora intrise, nelle autocrazie più, meno nelle democrazie, della cultura maschile del dominio.) 

Grazie Virginia Woolf.  

¹Pensieri di pace durante un'incursione aerea (agosto 2940)

lunedì 7 marzo 2022

8 marzo 2022: quest'anno le mimose alle donne russe e ucraine.

 Si sa, si sa da sempre, la guerra è affar di uomini, nel senso di maschi al potere, abituati per natura e cultura a accapigliarsi per raggiungere un obiettivo di dominio, spesso mascherato da ragioni di sicurezza, di economia, di spazio vitale e via di seguito. 

Le relazioni internazionali sono intrise di quest'anima maschilista, se a ogni convegno/incontro/dialogo tra  parti in causa il tema è sempre unico: trovate equilibri territoriali, di armamenti, di risorse per garantirsi reciproca sicurezza. Sul tavolo solo e sempre la pistola. E spesso il più forte impone le sue ragioni, fino all'aggressione. E proprio qui che la cultura del dominio cancella, con il "costi quel che costi" il senso della "cura" nei confronti dei popoli governati. Le persone diventano strumenti per il dominio di questo o dell'altro. La vita stessa viene espropriata in un assurdo crescendo di violenza.

L'assenza di "cura" lascia campo aperto al traffico di morte dell'antico, inveterato spirito di "dominio".

Questo modo di reggere il mondo è da cambiare,

Uomini e donne non possono massacrarsi.

E già la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e la nostra Costituzione aprono spiragli verso il cambiamento. Verso un'idea di pace attiva e dialogante. Manca forse solo la trasformazione delle strutture di potere, oggi a preponderanza maschile, in strutture di potere a parità uomini donne, per dare presenza anche alla cultura della differenza.


Domani 8 marzo, le donne ucraine e le donne russe, con il sostegno di milioni di altre donne in tutto il mondo, in ogni città del mondo, si incontreranno, anche senza un luogo, per  imporre con le  manifestazioni il punto di vista della "cura": il rifiuto della guerra per il rispetto della vita di tutte/i.


A queste donne, quest'anno, le mimose.