Il gentiluomo cattolico, garbato e colto, Gianni Letta,
anche se non ha mai militato nei partiti inventati dall’estro pubblicitario,
e padronale, di Silvio Berlusconi, è sempre stato, comunque,
tra i suoi più fidati collaboratori. Con il gran pregio della discrezione.
Sino a meritare, nelle intenzioni del suo amico, già suo datore di lavoro,
la candidatura alla Presidenza della Repubblica.
E, indubbiamente, il dott. Letta, tra gli uomini di centro destra,
pare l’aspirante preferibile. E ben presentabile.
Ora è anche uomo di Stato. Ed è a un bivio,
anzi alla svolta decisiva della sua vita di servitore della Repubblica,
al tempo dell’esame del suo “limite”, oltre il quale non può andare.
I giornali raccontano in queste ore, a dovizia,
delle “amicizie” inquietanti di Silvio Berlusconi,
dei suoi comportamenti oltre misura,
dell’inopportunità della sua permanenza al Governo.
Tutto è sotto gli occhi attenti (e si spera, civili) di tutti.
Gianni Letta è amico di Silvio Berlusconi, del Premier.
Ed è anche il suo Sottosegretario;
amante dei classici, liberale moderato, sa bene
che l’amicizia può darsi solo tra persone virtuose.
Se sceglie di continuare ancora a seguire l’amico da Sottosegretario,
rischierà, complice delle sue amicizie, di non poter più essere libero
nelle sue funzioni di uomo di Stato;
al contrario, se sceglierà di dimettersi, potrà lavorare, da amico,
al recupero delle “virtù”, e avrà dimostrato di saper svolgere, senza condizionamenti,
il suo servizio per la Repubblica.
O no?
Severo Laleo
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