Il socialista Hollande – si sa dai giornali- , nel presentare il suo programma
per le elezioni presidenziali in Francia, sceglie, senza se e senza ma,
di schierarsi con le persone che “soffrono e sperano”.
E aggiunge: “Sarò il Presidente della fine dei privilegi,
perché non posso ammettere che, mentre quelli si arricchiscono
senza limiti, la miseria si aggrava
e otto milioni di persone vivono sotto la soglia della povertà.
L’eguaglianza non è l’egualitarismo, ma la giustizia”(da ilfattoquotidiano.it).
Auguro al socialista Hollande di vincere le elezioni. Fortemente auguro.
L’aver scelto, ora, nel nuovo millennio, di nuovo, con forza,
la contrapposizione ricchi/poveri, antica quanto la storia dell’umanità,
a me pare, nell’era della globalizzazione allegra della finanza,
un’idea, almeno per chi spera, felice e insieme, per chi osserva, originale.
Sì, perché non trovi più nelle parole di Hollande, il ricorso, elettorale,
per “equitare” il divario tra ricchi e poveri,
alla generosità elemosiniera dei fortunati danarosi di buon cuore,
alla solidarietà mutualistica dei lavoratori esperti di sofferenze,
all’assistenzialismo interessato dei partiti Stato,
al welfare variegato e oscillante dei moderni Stati,
ma la convinzione, personale, della necessità – noi vogliamo sperare- di definire,
cifre alla mano, i limiti alla ricchezza e i limiti alla povertà,
per dar finalmente senso reale alle modernissime idee di eguaglianza e giustizia.
Forse la rivoluzione per la civilizzazione della società europea,
attraverso appunto eguaglianza e giustizia,
avrà inizio dai “limiti” di Hollande.
O no?
Severo Laleo
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