Apre Berlusconi, nel 1994, con la solenne
dichiarazione:
“Ho scelto di scendere in campo … ho deciso di scendere in campo …”,
con un recitativo serioso di impegno.
E gioca
la sua partita, raccattando tutto il
possibile, contro le sinistre,
i c o m u
n i s t i,
e inventa “Forza Italia”, per aggregare
gli appetiti dei “servi liberi”,
e sistemare al meglio i suoi personali
interessi (almeno è legittimo il sospetto).
E al “popolo” solo promesse ambigue.
Mai un serio discorso di civiltà per le nuove
generazioni
(giustizia sociale e diritti umani).
Continua, oggi, Renzi, più esplicito, ed
estremo,
"Abbiamo da giocare la nostra partita, da tirare
il nostro calcio di rigore.
E lo tireremo".
Un’ode al coraggio di gioco.
E gioca appunto la sua partita, rastrellando tutte le proteste, contro la sinistra,
i b e r
s a n i a n i,
e inventa la “Rottamazione”, per aggregare
nuovi appetiti,
e spingere in alto le sue personali ambizioni
(almeno è legittimo il sospetto).
E al “popolo” un fiume di scoppiettanti novità,
spesso cento.
Mai un serio discorso di civiltà per le nuove
generazioni
(giustizia sociale e diritti umani).
E, purtroppo, anche Sel, più narrativa e
incerta, informa:
“Siamo in campo. Abbiamo riaperto molte partite che sembravano chiuse”.
Forse, per una
democrazia civile, è il caso di lasciare campo
e partite.
E senza dubbio
evitare di giocarsi tutto ai rigori.
O no?
Severo Laleo
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