Stazione di Napoli, Napoli Centrale, proprio Napoli Napoli.
Sono gli anni della minigonna. Anni lontanissimi.
Una giovane donna è in fila per il biglietto del treno.
Ai lati della fila, per confine, dei solidi corrimano, a mo’
di tubi,
di un ottone a tratti lucido e brillante. A volte opaco di sudicio.
In stazione, per il biglietto, s’era prigionieri di fila, senza
catene.
Vuoi lasciare la fila? Devi essere abile a piegarti ad
angolo retto,
e sgusciar via furtivo dal tubo d’ottone. Per stanchezza, e
per la gioia
degli astanti: l’operazione biglietto era un’avventura
dialogica.
All'improvviso un giovane “malvissuto”, con la fretta nelle gambe,
entra nella fila all'altezza della giovane donna e la
stringe tra le braccia.
Gesti e intenzioni e violenza appaiono chiari a tutti.
Al gridare della giovane donna s’accorre in tanti. Ma è
lesto il malvissuto a fuggire.
Resta inconsolabile un pianto nelle braccia di solidarietà di
un’altra donna
di fila, mentre a passi tardi e lenti s'appressa la Polfer.
L’atrio di Napoli Centrale, esperto di violenza
scippagna, si raggela.
Ma una vecchia (h)abitué di stazione urla sparata.
La memoria restituisce ancora quel suono violento,
pressappoco:
“Ave raggione ‘o guaglione, è
annura ‘a fetente”.
Per fortuna quella vecchia di stazione non esiste più.
Forse è rimasto solo Bruno Volpe, a scrivere e ad a r g o m e n t a r e
quella sconcertante violenza.
O no?
Severo Laleo
Ecco, a riprova, l’urlo sparato del Volpe:
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Proseguiamo nella nostra analisi su quel fenomeno
che i soliti tromboni di giornali e Tv chiamano "femminicidio". Aspettiamo
risposte su come definire gli aborti: stragi? Notoriamente, l'aborto lo
decide la donna in combutta col marito e sono molti di più dei cosiddetti
femminicidi. Una stampa fanatica e deviata, attribuisce all'uomo che non
accetterebbe la separazione, questa spinta alla violenza. In alcuni casi,
questa diagnosi può anche essere vera. Tuttavia, non è serio che qualche
psichiatra esprima giudizi, a priori e dalla Tv, senza aver esaminato
personalmente i soggetti interessati. Non sarebbe il caso di analizzare
episodio per episodio, senza generalizzare e seriamente, anche per evitare
l'odio nei confronti dei mariti e degli uomini? Domandiamoci. Possibile che
in un sol colpo gli uomini siano impazziti e che il cervello sia partito? Non
lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano,
cadono nell'arroganza, ...
... si credono autosufficienti e finiscono con
esasperare le tensioni esistenti.
Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche,
piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici e da portare in
lavanderia, eccetera... Dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva
al delitto (FORMA DI VIOLENZA DA CONDANNARE E PUNIRE CON FERMEZZA), spesso le
responsabilità sono condivise.
Quante volte vediamo ragazze e anche signore mature
circolare per la strada in vestiti provocanti e succinti?
Quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro,
nelle palestre, nei cinema, eccetera?
Potrebbero farne a meno. Costoro provocano gli
istinti peggiori e se poi si arriva anche alla violenza o all'abuso sessuale
(lo ribadiamo: roba da mascalzoni), facciano un sano esame di coscienza:
"forse questo ce lo siamo cercate anche noi"?
Basterebbe, per esempio, proibire o limitare ai
negozi di lingerie femminile di esporre la loro mercanzia per la via pubblica
per attutire certi impulsi; proibire l'immonda pornografia; proibire gli spot
televisivi erotici, anche in primo pomeriggio. Ma questa società malata di
pornografia ed esibizionismo, davanti al commercio, proprio non ne vuol
sapere: così le donne diventano libertine e gli uomini, già esauriti,
talvolta esagerano.
Bruno Volpe
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