Se Renzi
ha scritto di suo pugno la lettera a la Repubblica,
in pratica per offendere, con l’argomento della strumentalizzazione della fede,
un importante, per storia e impegno,
compagno di partito, il sen. Marini,
per il “nuovo”
che avanza nella vita politica del nostro Paese si tratta
di un tuffo perfetto nel passato più sleale
e ambiguo.
Non è infatti chiaro, né leale, e quindi
ambiguo, perché un uomo “nuovo”,
quale Renzi
si crede sia, tanto impegnato nei “faccia
a faccia”, decida d’urgenza
di scrivere a un giornale per parlare, senza
limiti, con un suo autorevole compagno
di Partito. Qualcosa non funziona.
Nel 2013, noi si crede, non esiste persona
in Italia preoccupata delle idee religiose del proprio Presidente. La laicità,
almeno in questo caso, è un dato
di fatto per sempre acquisito. Se esiste ancora
una “prassi” per la quale si tende
a rispettare, in qualche modo, per l’elezione
del Presidente, un’alternanza
tra un “non credente” e un “credente”, è proprio
per un retaggio del passato, quando in Italia… . Ma oggi?
Tutti gli argomenti di Renzi, sul punto, sono vecchi, vecchissimi, e sono solo suoi,
difficilmente condivisibili, anche dai suoi “seguaci” (ma quando finirà l’abitudine
a “seguire” un capo, in un paese aspirante a una democrazia delle persone, libere
e in autonomia di scelta?).
Nuove, purtroppo, sono solo le inutili offese e fuori luogo le fragili riflessioni
Nuove, purtroppo, sono solo le inutili offese e fuori luogo le fragili riflessioni
(si fa
per dire!) in materia etico-politico-religiosa. Ecco, nell’ordine,:
a. le offese:
ricordare a Marini l’insuccesso elettorale (ma l’insuccesso elettorale non è qualità di una “persona”; guai se fosse così: basta citare, a controprova, le qualità, grazie al successo elettorale, di Razzi e Scilipoti, qualità, nel caso, trasferibili al benefattore Berlusconi); attribuire a Marini la “colpa” di aver preteso la sua candidatura a Presidente della Repubblica, strumentalmente, in virtù della sua fede cattolica;
b. le riflessioni:
fuori luogo e fuori misura, retorico, datato e,
quindi, vecchio, molto vecchio, il suo “outing”
di fede (la propria vita di credente/non credente appartiene all’intimità di
una persona); con una precisazione: sul Vangelo “non si giura”, non è una Costituzione, il Vangelo si vive, meglio se
in silenzio, e “l’ispirazione religiosa”
non sempre è “molto utile” alla
società, anzi, la storia insegna, spesso, diversamente;
fuori luogo il paragone tra i tempi di scelta
del Papa nel Conclave e i tempi e le modalità di scelta del Presidente della Repubblica (e del
Governo) nelle aule del Parlamento;
senza senso, completamente fuori luogo, finanche
irrispettoso, l’inserire, in un contesto “povero”, di sole beghe di politica, una lode del Papa nuovo degna di altra sede, con un paragone infelice tra la
scelta di Bergoglio, il Papa dell’”innovazione”, e l’eventuale scelta di Marini, il Presidente, della “conservazione”,
in breve, tra un Bergoglio che parla al “cuore”, e un Marini che parlerebbe a chissà (e quale
potrebbe essere “la rara bellezza” in
un Presidente?);
fuori misura anche la convinzione di un rapporto
strettissimo (da noi, in Italia!), tra l’altro, falsa storicamente, tra “tradizione cattolica” e “visione etica molto rigida”, definita “perdente”, fino ad attaccare i “moralisti, senza morale”, sempre pronti
a “pretendere posti”; ma qui la
chiarezza di Renzi, quel suo famoso parlar
chiaro, cede al peggiore e vecchio e tortuoso politichese;
che dire
di quel paragone, questo sì oltre ogni limite, fuor di senno,
tra l’”entusiasmo” di Pietro, il Santo, e il “chiavistello” di Marini, il Senatore?
e che
dire di questa dichiarazione di sofferto scandalo:“Mi vergogno, da cattolico ma prima
ancora da cittadino, di una così bieca strumentalizzazione”. “Bieca strumentalizzazione”: suvvia, nel 2013, semplicemente assurdo, forse solo democristiano d’antan!
infine, la riflessione finale è senza possibilità
di replica, fuori da ogni possibilità di confronto politico: “Tanti, forse troppi anni di vita nei
palazzi, hanno cancellato una piccola
verità: non si è cattolici perché si vuole essere eletti,ma perché si vuole essere felici.
C'è di mezzo la vita, che vale più della politica”. Solo l’assente Di Pietro potrebbe rispondere: che c’azzecca!
E, per finire, ecco anche un ultimo grave
errore.
Renzi
giustifica spesso le sue uscite con un insulso ritornello:
“dico
quel che milioni di persone pensano”.
Ora, ripetere “quel che milioni di persone pensano” non è di per sé
un bene, anzi, soprattutto non è il
mestiere di un politico prudente
e aperto alle “novità”.
Forse nell’attivismo dichiarativo e
presenzialista del “leale” Renzi
qualcosa non funziona. E sfugge,
stranamente.
O no?
Severo Laleo
Nessun commento:
Posta un commento