Difficile Signor Grillo,
si sa, parlare con Lei è difficile. Chiunque si azzardi a parlare con Lei, rischia
sempre di trovarsi in
ameni posti sorridenti, grazie alla Sua
incontrollabile vena
di creativa affabilità a simpatia travolgentemente
affabulante. Ma voglio correre
il rischio. Anche perché
sono solo un cittadino (meglio, una persona). E non ho
nulla da
perdere. Che vuole che sia!
Ebbene, misuriamo, insieme, a oggi, i
risultati della Sua strategia
politica,
del vincitore, cioè, indiscusso delle elezioni.
E prendo a riferimento l’obiettivo Suo massimo: “tutti a casa”.
Va bene. Ma quali sono i Suoi passi, step by step?
Per ora la Sua (non credo del M5S
all’unanimità) strategia
ha conseguito 1. l’obiettivo, in combutta, per forza di fatti,
con quei nuovi parlamentari già schiavi, piccoli inciuciarini
in erba,
delle mosse di Renzi, l’ambizioso
senza limiti, attaccante sempre
in “fuori
gioco”, e di D’Alema, lo
statista senza Stato, da sempre
“battitore
libero”, di mandare a casa il mite e dialogante Bersani,
colpevole di aver creduto nella spinta, Sua e dei Suoi, al cambiamento
(Folli, il giornalista, accusa la parola
“cambiamento” di genericità: eppure,
insieme a Bersani, avrebbe potuto spiegare a quel Folli,
con nuove leggi,
quanto non sia generica la Sua parola “cambiamento”!);
2. e di non avere al colle l’indipendente Rodotà.
Un inizio di fallimento, in assenza di step.
Per mandare “tutti a casa” (si fa per dire, eh!), meglio, per cambiare davvero,
è necessario definire bene, step by step,
gli obiettivi, usando con gran studio
tempo
e pazienza (una virtù anche cristiana
degna di approfondimento).
Ecco, in sordina, i primi due: 1. dare la fiducia a un governo disponibile
a rendere meno precaria
e più dignitosa la vita dei giovani in difficoltà con il lavoro
(quindi, un
governo insieme al mite e leale Bersani,
soprattutto con Lei
(altri nel Pd non ne vedo);
2. dare la fiducia a un
governo disponibile a mandare a casa, in qualche modo,
anche
semplicemente strappando loro la possibilità di incidere negativamente
nell’azione legislativa, prima e subito, Razzi e Scilipoti e tutti gli altri parlamentari
già noti per l’acume
servile di aver votato per “Ruby
nipote di Mubarack”
(quindi un governo insieme al sincero Zanda, disponibile a scrivere e
approvare
una legge per l’ineleggibilità del Capo di Razzi e Scilipoti e di tutti i “mubarackiani”
(e mandare a casa significa, in verità, anche evitare che i mubarackiani,
e il gran Capo di riferimento, possano incidere nella
conduzione del governo ;
3. preparare, in questo modo, la Presidenza della Repubblica,
presto,
all’ottimo Stefano Rodotà,
impedendo all’ottimo Presidente Napolitano,
il richiamo del passato migliore, di
stabilizzare la politica sbagliata
e conseguente dell’anomalia italiana.
Difficile Signor Grillo, alla fin fine, La
prego, faccia con Bersani,
per
questo nostro povero Paese di troppi italiani con “ben animo
di
schiavi” (Gobetti) e sempre acclamanti
un Salvatore, una cosa nuova e difficile,
magari seguendo
Rodari: liberare gli schiavi che si credono
liberi.
O no?
Severo Laleo
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