Al tavolo del Cavaliere Condannato, la classe dirigente (si fa per dire)
del PDL,
al gran completo, ministri compresi
(purtroppo),
affatto incuranti, questi ultimi, del giuramento pronunciato
nelle mani del Presidente della Repubblica
(“Giuro di
essere fedele alla Repubblica, di osservarne
lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare
le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione"),
dopo molte ore di riflessione (si fa sempre
per dire), si concorda,
con l’unanimità dell’affetto (il PDL è pur
sempre il partito dell’amore),
la linea. Dura. Alla Brunetta.
E Alfano,
Vice Presidente del Consiglio, sì, davvero,
Vice Presidente del Consiglio, ha l’onore (non può rifiutare)
della diffusione del verbo di Arcore.
E senza un minimo di riflessione, pur dell’esperto
uomo di Stato,
e senza un minimo di pudore, pur del comune
cittadino,
dichiara: “Noi, Popolo della Libertà, come sempre
unito, compatto e deciso
a fianco del suo presidente Silvio Berlusconi
[scil. condannato per frode fiscale],
a cui è molto legato da indissolubili vincoli
di affetto e di condivisione
politica, tutti insieme rivolgeremo alle massime
istituzioni
della Repubblica, al primo ministro Letta e ai partiti che
compongono
la maggioranza, parole chiare sulla questione democratica
che deve essere affrontata per garantire
il diritto [sic!] alla piena rappresentanza politica e
istituzionale
dei milioni di elettori che hanno scelto Silvio
Berlusconi
[scil. condannato per frode fiscale].
La
decadenza di Berlusconi [scil. condannato per frode fiscale] da
senatore
è impensabile".
Alfano, già ineffabile ministro all’oscuro di tutto, Vice Presidente
del Consiglio, per amore del suo leader (leader anche nella classifica
per disponibilità di denaro), diventa il portavoce
(non può rifiutare)
del principio
neopopulista del "diritto"
(a quale stortura la forza dell’amore e del
denaro non spinge il “diritto”!)
di essere legibus solutus per numero (ma quanti?)
di voti.
Sembra un brutto sogno: alla fine l’eversione
dell’amore (e del denaro)
potrà, sull’impianto costituzionale, forse più del
terrorismo.
In verità solo nell’organizzazione mafiosa un Capo Condannato continua
a essere
rispettato dai suoi accoliti e continua a essere amato dalla sua gente,
almeno fin quando continua a decidere ogni
movimento della larga famiglia.
Ma nel laico Stato moderno, almeno a partire da
Montesquieu, è diverso.
O no?
Severo Laleo
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