Il problema non è l’abilità nella comunicazione di Renzi.
Il problema è la perdita del senso del limite,
in questi venti anni di violenza verbale del berlusconismo,
da parte di un popolo vociante, ora anche nel Pd,
disposto ad applaudire le battute vivaci di un “leader”
in fieri, e a rinunciare,
prostrato dalle delusioni,
al suo dovere di esercitare il controllo sulle parole/simbolo
del discorso politico.
Un popolo, sempre nella sua parte più chiassosa,
pronto a seguire il suo capopopolo teatrante e
violento.
E non esercita più la sua critica civile.
Anzi si lascia cullare da sogni parolai di
palingenesi.
A destra, o nei suoi pressi, è già successo, con Bossi,
Berlusconi, Di Pietro, Grillo; nel
Pd giunge ora “nuovo”.
Con Renzi. E
con gli applausi dell’emozione.
Renzi è un inventore di termini
nuovi per la nuova politica,
Quando non gioca a pallone e non ha “rigori” da calciare,
lasciando il “campo”
già di Berlusconi, inventa, ai fini di lotta interna,
la “rottamazione”; e, ai fini di lotta
elettorale,
l’ “asfaltatura”: “Se andiamo a elezioni, li
asfaltiamo”.
Nessuno ha i brividi. Perché siamo ormai dentro un
flusso
ininterrotto di aggressività. Così espressioni, anche
sbagliate, appaiono gioco,
per colpire l’immaginazione, per far rumore.
Anzi, a parer di molti, si tratta di termini
di grande efficacia, e, a parere di altri, anche di
chiara
rivelazione di un’ambizione violenta. Coperta ora da
leggerezza
del dire, ora da sorriso, ora da ironia, ora da
sarcasmo,
ora da ostilità, ora da spavalderia, infine da
esclusione dal “carro”.
E sempre con un‘ottima ragione tra le mani: la
propria.
Anche quando si tratta di riconoscere il “merito” ai “bravi”
contro i “fedeli”:
“Se vinciamo al congresso, in questo partito andranno
avanti
i bravi e non i fedeli o chi si imbosca. Non si andrà avanti solo
mostrando una
tessera”. Una
violenza da imbroglio.
Intanto il Pd applaude, dando forza al potere di un “capo”.
E già sorgono nuovi proseliti dal fiuto guadagnino.
La logica del nemico è finalmente approdata nel Pd,
prima contro le persone del Pd, ora contro gli avversari.
E la sinistra storica del dialogo e il popolarismo
cattolico
della pace non si preoccupano, o non s’accorgono,
di accogliere messaggi allettanti, e insieme subdoli,
di audacia,
forieri di zuffe senz’anima.
Persino il “leader” Vendola,
nonviolento, chiude un occhio,
per un occhiolino.
Eppure il popolo italiano, soprattutto il popolo del
referendum
sul bene pubblico acqua, ha ancora una riserva di
mitezza.
E forse vuole ancora aspirare a una democrazia a sovranità
conviviale,
magari per “leader” una coppia, un uomo e una
donna,
da nominare per sorteggio. Con gran risparmio di
aggressione individuale
e altrettanta accumulazione di socialità.
Forse di questa mitezza il popolo del referendum si
avvarrà.
O no?
Severo Laleo
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