Paola
Pica ha pubblicato, sul Corriere.it, un’interessante, almeno
per me,
riflessione a proposito dei riferimenti
al mondo femminile nel discorso di Renzi
alla Leopolda. La riflessione ha questa conclusione:
“il posto delle donne [nel futuro] sembra
ancora quello
del passato … Credere di farcela senza le donne, mai
citate nemmeno
nell’annunciare una cosa importante come il job act,
ha però dell’incredibile. Credere che
l’Italia non abbia bisogno
di rifondarsi su un patto tra donne e uomini
mette un certo disagio.
Jovanotti, la Vespa, la Nutella, le partite a calcetto.
Un mondo di maschi per bene, giovani e
simpatici.
E’ già molto ma non basterà a tenerci
insieme”.
Non si può non essere d’accordo.
Finché si lascia la Politica, esclusivamente, al gioco e alle lotte
di “leader”
(e in Italia, per aggravante, sempre maschi e tifosi
di calcio, se non peggio), sarà difficile
trovare, nel futuro,
un nuovo
posto per le donne.
Al contrario, abbiamo bisogno, oggi, per il
futuro, di trovare
la forma giusta, forse un nuovo patto tra uomini e donne,
per “tenerci insieme”. E il “tenerci
insieme” è la condizione essenziale
per costruire una sovranità conviviale, alla pari,
a partire da una democrazia di genere nei
partiti.
Purtroppo la forma partito dominante, in
questo ventennio
della vergogna, è stata rappresentata,
spesso, e ancora oggi,
anche nel centrosinistra, da un leaderismo avaro
(per usare
un’idea cara a don Milani), senza limiti, tutto al maschile,
tanto arrogante quanto irrispettoso di ogni
forma
di condivisione di genere, se non nella
riserva di “quote”,
e per gentile concessione.
Solo attraverso il nuovo patto tra uomini e donne sarà possibile esprimere
anche una
nuova forma di leadership, non più
attraverso "un" leader", un
uomo solo al comando, magari piacente
e "ladro" di voti (nel senso, cioè, dichiarato, di voler “rubar voti”
a persone di altri schieramenti), ma
attraverso una "coppia"
di leader, un uomo e una donna, a sperimentare
finalmente
un “governo duale”, dove non ci sia
posto per una “prova personale”
(è la richiesta di Renzi), perché la leadership
non può essere semplicemente un’esperienza
di formazione.
Purtroppo la forza frenante dell'abitudine e
degli stereotipi
–se il
leader "uno" è sempre esistito, è solo perché è l'esito storico
del dominio maschile- non ci spinge a capire la portata innovativa
della "guida
duale, di coppia” in una nuova forma partito,
e ancora ci obbliga a diventar
seguaci di “una” persona, e non a
essere parte,
alla pari, di un “convivio politico”.
Con il governo duale forse tutte le baruffe
di personali ambizioni
e di potere tra leader solitari, e troppo spesso
maschi, cadrebbero miseramente,
per non dire di altri mirabili risultati in
termini
di educazione al rispetto di genere.
O no?
Severo Laleo
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