Era
ora. La “cultura del limite” avanza e
produce proposte tra i giovani socialisti
(Juso)
della Svizzera. Appartiene al
coraggio moderno e civile dei giovani
socialisti
svizzeri l’idea
di definire, per legge, un principio di trasparenza e di
controllo
delle retribuzioni all’interno
di un’azienda. La proposta è di porre un “limite”,
appunto, alla retribuzione di un manager d’azienda, nel
rispetto di questo
rapporto: nessun dirigente/manager può superare di 12 volte
il salario minimo
convenuto nella stessa azienda. Un
principio di grande civiltà. Ed è, insieme,
il ritorno del controllo
della Politica, cioè della polis,
della città, sugli “affari”
dell’economia, in questo caso dell’impresa, perché
l’incremento senza limiti
della forbice tra le
retribuzioni tende a produrre, attraverso ingiustificabili
disuguaglianze, disordine sociale. E assordante
ingiustizia.
Se
fossi cittadino svizzero, sarei contento di portare il mio voto, nel prossimo
referendum del 24 Novembre, a favore del “limite”. Ma il mondo della “libera
iniziativa”, insieme ai partiti diventati “impresa”, è già pronto alla
battaglia
a difendere il “libero” mercato del lavoro e la sua “flessibilità”,
e, se necessario,
anche con la minaccia di delocalizzazione (gli imprenditori
sono i più convinti
cosmopoliti oggi!).
In
realtà, e a onor del vero, qualche anno fa, un po' troppi for, credo ai tempi
di Bertinotti segretario di Rifondazione, in
Italia, si tentò di raccogliere firme
per una proposta di legge di iniziativa popolare
di simile natura, e credo solo
per il settore a controllo pubblico, con la
quale si indicava, per il dirigente statale
al massimo grado, una retribuzione
non superiore a 10 volte la retribuzione minima
stabilita dalle tabelle
stipendiali nella pubblica amministrazione. E il limite,
così definito, era da
estendere a dirigenti d'azienda, agli amministratori delegati,
ai magistrati, ai parlamentari e ai ministri. Ma non
ebbe fortuna. Erano tempi
di furiosi desideri di ricchezza smodata. E di voglia
di berlusconismo.
Ora,
anche nel Parlamento italiano, grazie a Sel, proprio
sull'esempio dei socialisti
svizzeri, giace
una proposta di legge, simile nell’ispirazione, anche
se, e bisogna
lamentarsi di questo a sinistra, a
produrre la proposta non è stata tanto un’idea
politica forte, a priori, della
giustizia sociale, quanto la
conseguenza di un diffuso
malessere sociale, e di
rabbia impotente, di fronte a inaccettabili, indifendibili
sperequazioni nelle
retribuzioni. Ed è
inutile fare i soliti nomi, perché indirizza
la rabbia, e
scarica l’intelligenza dell’agire politico, verso un bersaglio sbagliato,
perché la sperequazione stipendiale non è un problema della “persona”,
ma di
cultura sociale e politica di un Paese. E comunque di sistema fiscale
inadeguato. La
democrazia senza “cultura del limite” è falsa e infelice.
E nel
futuro prossimo, anche attraverso un nuovo sistema fiscale,
dovrà pur porsi un
“limite” alla povertà.
O no?
Severo
Laleo
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