La Leopolda ultima,
2014, vista con occhi vispi leopoldini,
rapidi e intelligenti,
sempre all’attacco, senza pause,
a galoppo verso il
futuro con elegante veemenza,
segna per il leader e
per i suoi seguaci
un’inversione di marcia.
Renzi, suo malgrado,
torna indietro.
In qualche modo cambia verso.
E perde in novità di
comunicazione
e in speranza di futuro.
Tutto è già chiaro.
Il leader della Nazione
è alla sua Stazione.
Per la prima volta
l’ambizione illimitata
si chiude dentro il suo
limite di conquista.
E si blocca. Non va
avanti. Guarda sé stessa.
Non può più cambiare
niente. Il cambiamento
è già avvenuto. Domina
la celebrazione.
L’ambizione, tradita,
non aspira più in alto,
perde la sua forza travolgente,
nel bene e nel male,
e torna su se stessa.
S’accascia.
E segna la fine corsa.
Per assenza di mire.
E’ piena di sé, ignara e
sorridente,
attenta al vestire, e non
vede il solo cambiamento
necessario: il dovere
sociale dell’equa distribuzione
della ricchezza. E delle
povertà. Ma tant’è.
Forse sarebbero stati
dell’ambizione più ferventi
fedeli i leopoldini se
avessero convocato
tutti i democratici d’Europa, magari a Berlino.
Tanto per segnare altri
traguardi.
E tenere altissima la
foga dell’ambizione.
Chissà. Forse il
prossimo anno.
O no?
Severo Laleo
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