mercoledì 25 marzo 2015

Laura Puppato, i Kurdi, e il bicratismo perfetto



Laura Puppato, “grazie allo splendido lavoro di Emanuela Irace”,  
scopre, con sensibile tempestività, nel suo Blog in IlFattoQuotidiano.it,
la democrazia paritaria kurda, la più avanzata al mondo 
in termini di parità di genere.
Scrive Puppato: “Dopo le elezioni amministrative, avvenute un anno fa, 
a fine marzo 2014, il partito di Erdogan ha rafforzato il controllo 
sulla Turchia, ma non nella provincia di Van, a maggioranza kurda 
dove si è imposto il Bdp, “Partito della pace e della democrazia”
del leader kurdo Ocalan. La particolarità del Bdp è di avere 
la doppia carica su tutta la gerarchia interna, ogni ruolo dev’essere 
occupato contemporaneamente da una donna e da un uomo
Dopo quest’ultima tornata elettorale il partito ha esteso
la regola anche alle amministrazioni in cui ha vinto e oggi le città 
governate dai kurdi hanno il doppio sindaco.  Ankara … con Erdogan … 
non intende riconoscere la doppia presenza nelle cariche pubbliche. 
Ciononostante gli amministratori curdi se la sono autoimposta 
ugualmente, dividendo stipendi e funzioni in modo paritario …
Il modello kurdo crea una vera e propria rivoluzione,
perché elimina le cariche monocratiche e crea una via alternativa
di democrazia paritaria e partecipata, attraverso l’assunto 
che i due generi sono indispensabili alla migliore scelta, 
al più avanzato cambiamento.
Osservare lo sviluppo di questo modello potrebbe aprire frontiere 
di sviluppo impensabili anche per l’Occidente”.

In questo Blog si è parlato e si parla spesso di bicratismo
di governo dualedi direzione di coppia, da anni, e quest’intervento
rompe per la prima volta una triste solitudine. Le abitudini culturali 
sono dure a morire e il leaderismo monocratico è ancora un modello 
di successo, sia pure declinante.
Poiché è certa, sincera e aperta al futuro la sensibilità democratica
di Laura Puppato,  credo sia corretto e giusto non solo seguire 
il suo invito a “osservare lo sviluppo di questo modello”, 
ma anche attendersi, dalla sua intelligenza, un ufficiale intervento, 
con proposte chiare, nelle istanze del suo partito e in sede parlamentare.
Non è il caso di inseguire i Kurdi. Possiamo contribuire anche noi 
alla realizzazione di una democrazia paritaria, superando 
(per Panebianco, il politologo realista, esiste ancora, nella lotta politica,  
il Maschio Alfa!) il monocratismo quale esito storico del maschilismo.
.

O no?

Severo Laleo

martedì 17 marzo 2015

Dolce e Gabbana, Mastrantonio e il figlio del bosco



Non so se la storia è vera, ma si racconta.
Un giorno di ottobre, in un paesino dell’Appennino, un pomeriggio
senza vento, tutta la gente è al funerale. In silenzio. Per la salita.
E’ morto Mastrantonio.
Chi è? Come mai tutta ‘sta gente?” chiede a Pasquale il suo amico
di spiaggia d’estate.
Come chi è? E’ il padre di Federico, l’ingegnere! Tutto il paese 
gli voleva bene. E’ stato un uomo bravo, bravo!
Scusa, ma che ha fatto?
E’ una storia strana. Questo Mastrantonio, boscaiolo, raccoglieva
e vendeva legna da ardere, viveva da solo fuori paese,
un omaccione di poche parole, tutto bosco e casa. Non se la faceva
con nessuno. Un giorno nel bosco incontra una ragazza sbandata,
che piange con un bimbo tra le braccia. Non si capisce bene se vuole uccidersi 
o solo abbandonare il piccolo. E’ tutta confusa.
Ma Mastrantonio, quest’omaccione di poche parole, riesce a convincere
la ragazza a non fare sciocchezze e a stare con lui. Oh, da non credere, 
appena il tempo di sistemare le carte al Comune e la ragazza sparì.
Il povero Mastrantonio da quel giorno cambiò vita. Venne ad abitare
in paese e si dedicò completamente, e sempre da solo, a crescere e educare
il suo bambino, Federico. Era diventato, nel paese, Mastrantonio
il genitore perfetto, padre e madre insieme, di Federico, il figlio del bosco”.
L’amico di spiaggia d’estate in corteo ammutolisce,
e china la testa, forse per la salita, forse per le parole di Dolce e Gabbana,
ora a lungo rimuginate gelide e straniere nella sua mente: 
Non abbiamo inventato mica noi la famiglia.
L’ha resa icona la sacra famiglia, ma non c’è religione,
non c’è stato sociale che tenga: tu nasci e hai un padre e una madre.
O almeno dovrebbe essere così, per questo non mi convincono
quelli che io chiamo i figli della chimica, i bambini sintetici.
Uteri in affitto, semi scelti da un catalogo.
E poi vai a spiegare a questi bambini chi è la madre.
Ma lei accetterebbe di essere figlia della chimica?
Procreare deve essere un atto d’amore”.
Intanto Mastrantonio è giunto al cimitero e sorridendo
viaggia verso il Paradiso. L’ultimo saluto con la sua mano
callosa è per Federico, il figlio del bosco, il suo atto d’amore.

Severo Laleo



sabato 14 marzo 2015

Appunti per la “coalizione sociale”



Care persone della “coalizione sociale”,
oggi insieme a Roma per discutere di democrazia futura,
in nome di “la politica  non è proprietà privata”,
buon lavoro!
E se è possibile partecipare senza invito a quest’opera pubblica,
vorrei buttar sui vostri tavoli rapidi appunti.
Partendo dagli errori da non ripetere.
Leaderismo (il capo)
La “coalizione sociale” non ha bisogno di “un” leader, di un “capo” 
carismatico da seguire; la “coalizione sociale” è un laboratorio
di politica per il Bene Comune, aperto al contributo di tutti.
Avrà sì i suoi “portavoce”, ma due, una coppia, rigorosamente
un uomo e una donna, perché la figura del leader monocratico
è il tremendo errore dei nostri tempi, oltre a essere un’eredità
del maschilismo al potere; la guida di servizio sarà di coppia, duale, bicratica. 
Appunto, per la trasformazione del potere in servizio.
Leaderismo (il cerchio magico)
Non può essere affidato al leader la scelta del “cerchio magico”.
La scelta dei suoi seguaci, dei suoi fedeli, dei suoi servi liberi.
La politica è, eticamente, un confronto tra persone libere.
Alla pari. Sempre. E il dialogo è la fonte/forma della legittimità.
Ogni impegno politico di guida/direzione in ambito della coalizione 
e di rappresentanza nelle sedi istituzionali sarà affidato a persone scelte 
per sorteggio da un elenco di “volontari/e affidabili”,
approvato secondo regole chiare in sede politica.
Comunicazione
Non può essere affidata al “capo” l’immagine della “coalizione sociale” 
attraverso la sua partecipazione esclusiva a programmi Tv.
A prescindere. L’immagine della “coalizione sociale” si costruisce,
essenzialmente, nei luoghi della discussione politica nei territori, all’aperto, 
magari organizzando riunioni aperte, in luoghi pubblici e aperti, 
in contemporanea, in mille luoghi diversi in Italia, ogni volta su un tema 
dominante e di urgente definizione.
Parità di genere
Nelle istituzioni e nella “coalizione sociale” in ogni istanza
di rappresentanza e di governo la presenza di uomini e donne
dovrà essere pari, e non per una scelta “generosa” di un “capo”,
ma per norma codificata. E’ il minimo per definire la civiltà.
Sovranità elettorale
Per la nostra Costituzione il sovrano è il popolo.
Art. 1, la sovranità appartiene al popolo. Ma la Costituzione
non limita la sovranità al semplice “votare” per un Governo
e basta, non obbliga a delegare la sovranità, ad esempio,
attraverso un meccanismo elettorale ad hoc, a un Governo,
non disegna semplicemente una sovranità elettorale,
al contrario apre e invita a una sovranità piena e partecipata,
dando forte valenza e importanza alla rappresentatività attiva.
Sovranità conviviale
Tocca quindi alla “coalizione sociale” costruire un’altra sovranità,
una sovranità conviviale per persone libere in dialogo alla pari
tra loro, pronte, accogliendo il Manifesto del Convivialismo,
a “vivere insieme” per evitare il “massacro”, con la comune consapevolezza 
dell’illegittimità sia dell’estrema miseria sia dell’estrema ricchezza.
O no?
Severo Laleo



venerdì 13 marzo 2015

Alla Politica la responsabilità al Sorteggio l’indipendenza



Leggo di una proposta del M5S di scegliere la dirigenza Rai
per Sorteggio, credo per evitare il rischio di una dannosa lottizzazione. 
E un derivabile condizionamento.
Fatto, in Italia, tra l’altro, non raro!
E leggo di una risposta del Premier di rifiuto del Sorteggio
con un’argomentazione d’acchito di nessuna novità,
anzi di antica debolezza manipolatoria, al di là delle intenzioni.
Questa: che la Politica non può abdicare al suo dovere
di responsabilità.
Fatto, in Italia, tra l’altro, non raro!

Bene. Se è così davvero, esiste una possibilità d’accordo.
Equanime. Ottimo per il Bene Pubblico.
Dare alla Politica quel che è della Politica;
dare al Sorteggio quel che è del Sorteggio.
Continui la Politica a scegliere, con responsabilità,
la “rosa” delle migliori persone dirigenti possibili per competenza;
debutti il Sorteggio a scegliere, in libertà assoluta,
la dirigenza reale dalla “rosa” delle persone migliori.

E si potrebbe chiedere, non peregrinamente,
per superare il pregiudizio/sindrome occidentale di oggi 
dell’efficienza dell’ad unica/o,
la sperimentazione, proprio a livello decisionale più alto,
di una direzione/guida RAI duale, bicratica, di parità di genere,
di un uomo e una donna insieme.

Non è difficile immaginare, se si ha la pazienza di esercitare
la fantasia critica, la fantasia politica, la fantasia sociale, 
e etica e pedagogica, la ricaduta in termini di Bene Pubblico
di un’operazione di nomina della dirigenza RAI
secondo questo schema.
O no?
Severo Laleo


sabato 7 marzo 2015

8 Marzo 2015. Quest'anno le mimose...



Martedì, per telefono

Pronto …
Sì, pronto …
La Signora Maria Luisa ..?
Sì, sono io … ma …
Buongiorno Signora Maria Luisa … senta … la chiamo
dall'Istituto ….
Ah … sì … mi dica …
Senta, Signora Maria Luisa … l’ultima mammografia …
Sì …
Nulla … nulla … ma è utile un controllo … un approfondimento …
può venire anche domani … sa!
………..no, domani non potrei, verrei Venerdì, è possibile?
Bene, alle 11,30.
Sì, grazie, Venerdì alle 11.30.

Venerdì, in Sala d’Attesa

Dagli altoparlanti, impropriamente,
una voce garbata, sottile, serena, 
invita, suadente, per numeri, agli ambulatori.

La sala è gravida di attese.
Il vocìo silente si spezza di colpo
nella suoneria impertinente di un samsung 
tra sorrisi fugaci di gioia.

E parte una conversazione aperta a tutti, pochi istanti,
poi il vocìo silente ritorna a vestire i muri di stanza:
gli occhi persi nel dubbio ognuna con la sua storia.
Inizia così un percorso ritmato di prevenzione e cura.
A queste donne, quest’anno, le mimose d’auguri.


Severo Laleo