sabato 14 marzo 2015

Appunti per la “coalizione sociale”



Care persone della “coalizione sociale”,
oggi insieme a Roma per discutere di democrazia futura,
in nome di “la politica  non è proprietà privata”,
buon lavoro!
E se è possibile partecipare senza invito a quest’opera pubblica,
vorrei buttar sui vostri tavoli rapidi appunti.
Partendo dagli errori da non ripetere.
Leaderismo (il capo)
La “coalizione sociale” non ha bisogno di “un” leader, di un “capo” 
carismatico da seguire; la “coalizione sociale” è un laboratorio
di politica per il Bene Comune, aperto al contributo di tutti.
Avrà sì i suoi “portavoce”, ma due, una coppia, rigorosamente
un uomo e una donna, perché la figura del leader monocratico
è il tremendo errore dei nostri tempi, oltre a essere un’eredità
del maschilismo al potere; la guida di servizio sarà di coppia, duale, bicratica. 
Appunto, per la trasformazione del potere in servizio.
Leaderismo (il cerchio magico)
Non può essere affidato al leader la scelta del “cerchio magico”.
La scelta dei suoi seguaci, dei suoi fedeli, dei suoi servi liberi.
La politica è, eticamente, un confronto tra persone libere.
Alla pari. Sempre. E il dialogo è la fonte/forma della legittimità.
Ogni impegno politico di guida/direzione in ambito della coalizione 
e di rappresentanza nelle sedi istituzionali sarà affidato a persone scelte 
per sorteggio da un elenco di “volontari/e affidabili”,
approvato secondo regole chiare in sede politica.
Comunicazione
Non può essere affidata al “capo” l’immagine della “coalizione sociale” 
attraverso la sua partecipazione esclusiva a programmi Tv.
A prescindere. L’immagine della “coalizione sociale” si costruisce,
essenzialmente, nei luoghi della discussione politica nei territori, all’aperto, 
magari organizzando riunioni aperte, in luoghi pubblici e aperti, 
in contemporanea, in mille luoghi diversi in Italia, ogni volta su un tema 
dominante e di urgente definizione.
Parità di genere
Nelle istituzioni e nella “coalizione sociale” in ogni istanza
di rappresentanza e di governo la presenza di uomini e donne
dovrà essere pari, e non per una scelta “generosa” di un “capo”,
ma per norma codificata. E’ il minimo per definire la civiltà.
Sovranità elettorale
Per la nostra Costituzione il sovrano è il popolo.
Art. 1, la sovranità appartiene al popolo. Ma la Costituzione
non limita la sovranità al semplice “votare” per un Governo
e basta, non obbliga a delegare la sovranità, ad esempio,
attraverso un meccanismo elettorale ad hoc, a un Governo,
non disegna semplicemente una sovranità elettorale,
al contrario apre e invita a una sovranità piena e partecipata,
dando forte valenza e importanza alla rappresentatività attiva.
Sovranità conviviale
Tocca quindi alla “coalizione sociale” costruire un’altra sovranità,
una sovranità conviviale per persone libere in dialogo alla pari
tra loro, pronte, accogliendo il Manifesto del Convivialismo,
a “vivere insieme” per evitare il “massacro”, con la comune consapevolezza 
dell’illegittimità sia dell’estrema miseria sia dell’estrema ricchezza.
O no?
Severo Laleo



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