Le “slides”
di Violante sono benvenute, perché
consentono
di entrare, in un qualche modo, e indirettamente, nel merito
della questione referendaria. E appare onesto il suo tentativo
di giustificare il
suo SI con un ritorno al “realismo” machiavelliano.
Anche se il discorso di Machiavelli, mi piace immaginare,
non
riguarda le “regole”, ma l’interesse,
l’utile in ogni scelta politica.
E Violante
sceglie oggi l’”utile”. E solo dalla preoccupazione dell'utile
derivano i suoi ragionamenti. Ed è poco per Violante.
Violante
apre le sue “slides” con questa osservazione:
la democrazia
è in difficoltà in molti paesi; eppure, invece
di interrogarsi sulle cause delle “difficoltà” e di trovare risposte
per risolvere la caduta della democrazia
partecipata
(un tempo i ragionamenti di Violante erano iscritti, oltre il recinto
dell’utilità, in un
sistema di “valori”), si limita a
stendere
con pacatezza
riflessioni slegate, frantumate, non neutrali,
tutte originate dalla contingenza, a volte solo
polemica,
e non da una meditata prospettiva di sviluppo della democrazia,
a prescindere dalla governabilità. Eppure la
governabilità,
per una persona sinceramente democratica, è una
variabile dipendente
della partecipazione democratica. Non esistono semplificazioni
e scorciatoie di tipo decisionista nel processo legislativo.
In realtà, tutta la riflessione di Violante è costruita sull’opposizione
democrazia
fondata sul principio della “NON
decisione”
(secondo la sua opinione) a una “democrazia decidente”
(secondo il suo auspicio). Eppure, per rigore di riflessione,
né la Costituzione del 1948 è fondata sul
principio della “NON decisione”,
né
la riforma ora in discussione fonda la “democrazia
decidente”.
In breve, con le sue riflessioni Violante rinuncia
a capire la crisi e non si accorge di essere, con
il suo scegliere
il SI,
parte della crisi, un esito della crisi.
E per contrasto rimanda a chi partendo dalla crisi
cerca
di realizzare una democrazia più ampia, più
rappresentativa,
perché solo da una democrazia di persone alla pari
possono
scaturire decisioni controllate e trasparenti:“uno vale uno”.
Sarà anche retorica l’uno vale uno, sarà anche
difficile
da realizzare, se non si ha una cultura “pratica”,
quotidiana,
d’esercizio reale, della pari dignità delle persone, ma è l’unica,
per ora, risposta politica alla crisi della
democrazia.
Per questo il M5S, al di là di Grillo, al di là di Raggi,
Per questo il M5S, al di là di Grillo, al di là di Raggi,
al di là di tanti errori,
ingenuità e impreparazione,
al di là di proposte a volte stravaganti di
programma, resta,
almeno per ora, in assenza di una sinistra produttrice
di nuova
partecipazione, l’unica speranza di un reale ricambio
di classe
dirigente, una classe dirigente non più attenta
a danarosa
carriera, ad ambizioni di potere personale,
ma per scelta politica dedita al servizio di governo a tempo
(anche se
persone, per caso
nel M5S, dimostreranno di essere
inadeguate
al nuovo “stile” di relazione politica).
Una “democrazia
decidente “ figlia della crisi
vs una “democrazia
piena (diretta/digitale)” in risposta alla crisi,
per l'inveramento del principio costituzionale della "sovranità popolare".
Violante,
con le “slides” marca, a sua insaputa, l’importanza
del M5S,
un movimento non antipolitico e populista,
ma di ripresa/rinascita della politica delle
persone.
Almeno pare. Per una “sovranità –si spera- conviviale”.
O no?
Severo Laleo
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