Myrta
Merlino, Liliana Cavani, Livia Turco, Claudia Mancina e Violante
I
ruvidi contrasti all’interno del Pd, fino alla definitiva
scissione, hanno aperto,
a
leggere i duri giudizi di alcune osservatrici, anche una nuova
questione femminile:
Myrta
Merlino, su HP, non riesce a spiegarsi le ragioni
del silenzio (rumoroso)
delle
donne del Pd e nota sorpresa la dirigente Serracchiani “silenziosa
e cupa”
assistere
al dramma (si fa per dire!) della separazione.
La
scomparsa della voce femminile, pur forte e robusta, in un momento
di
così grave crisi, appare quindi quanto meno strana e genera una
serie
di
osservazioni anche pesanti: “Il Pd è tornato un pollaio
popolato
di
soli galli. Il che, notoriamente, non porta fortuna. Questo eccesso
di
testosterone non facilita il confronto” scrive
Merlino. E
cita, a sostegno,
sia
Liliana
Cavani:
“Il Pd sembra un
partito di uomini, con aspiranti
leader
solo uomini. Quella delle donne è una visione politica in genere
più
sottile e globale. Invece emerge uno dei gravi problemi di una
sinistra
di
vari capetti che ignorano l'esistenza e l'intelligenza
delle donne.
È
come se un motore funzionasse
a metà.";
sia
Livia Turco:
"al
prendersi cura del partito in questi anni si è
sostituita l'ipertrofia
dell'io
maschile che ha massacrato
le relazioni umane".
Ma
Claudia Mancina,
scrivendo al Corriere,
rifiuta l’idea di una voce collettiva
delle
donne e lamenta al
contrario
la mancanza di una leadership al femminile.
E
scrive: “La
politica è battaglia, è decisione, è capacità di mettersi a
rischio.
Se
dalle donne ci aspettiamo che si muovano come un gruppo, sarà
difficile
che
sviluppino queste qualità. E non saranno mai leader; al massimo
seconde,
vice,
come propone Violante a Orlando, nel caso che questi scelga di
candidarsi.
Io
non voglio più donne che facciano da vice a qualcuno. Voglio donne
che
siano prime, che siano leader, come ce ne sono tante negli altri
paesi.
Voglio
donne ambiziose, che abbiano voglia di competere per le posizioni
più
alte, non per partecipare ma per vincere.”.
In
verità Luciano Violante non parla di vice, ma
svolge un pensiero desiderio
nei
confronti di Orlando, aspirante segretario del Pd, il
desiderio cioè di vedere
la
candidatura di Orlando affiancata da una candidatura
femminile.
Non
sono note le ragioni del pensiero desiderio di Violante,
e forse non sono
solo
strumentali per la campagna elettorale; nel
pensiero desiderio
di
Violante,
in
quel suo pronunciare il verbo affiancare
e in quel suo dire candidatura
femminile
forse
c’è anche altro.
Non
c’è il richiamo al “gruppo
donne”
del Pd di rompere il silenzio e diventare
partecipi
del dramma, non c’è l’invito alle donne
di diventare prime,
leader
e
ambiziose, c’è
qualcosa di più, c’è un’idea di una leadership di coppia, di un
uomo e di una donna alla pari, contro l’ipertrofia
dell’io maschile,
contro la prepotenza
violenta
del
Maschio Alfa.
Chissà,
forse anche Violante
si schiera con il bicratismo,
riconoscendo
nel
monocratismo l’esito strutturale del maschilismo atavico. Anche
perché
con
Trump
si è toccato il fondo.
O
no?
Severo
Laleo
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