Per
orientarsi al voto (se non si è ancora stufi) esistono tante strade.
Una
strada, forse la più semplice e obbligata,
almeno
per una persona civile, è di non dare il voto a persone
non
degne di rappresentare la Nazione
(ogni
tanto il termine si può usare).
Se
nel tuo collegio esiste la più remota possibilità
di
eleggere, in un modo o in un altro, nell’uninominale o nel
plurinominale,
una
persona con problemi non risolti con la giustizia,
incompatibili
con una funzione pubblica,
(può
essere la migliore persona, ma non è obbligata a candidarsi,
e
può ben continuare a fare politica fuori dalle istituzioni!),
non
dare il tuo contributo alla sua elezione;
e
lascia perdere simpatia, chiacchiere e promesse:
la democraziaha
bisogno soprattutto di legalità.
Se
ti trovi sulla scheda un veterano delle clientele, un imbroglione
schedato,
un
bugiardo acclarato, un pischello beccato con le mani nella marmellata
(l’uso
del solo maschile è qui giustificato dalla statistica), non
sbagliare,
scegli
un’altra persona in un altro schieramento,
compatibile
con qualche tua idea, ma seria:
la democrazia ha
bisogno soprattutto di serietà.
Un’altra
strada è di non dare il voto a chi ha procurato ferite al tuo modo
di
intendere la vita delle persone; qualche esempio: a chi ha cancellato
l’art.
18, a chi ha votato questa legge elettorale togliendo al popolo
sovrano
il
diritto di scegliere senza interferenze di partiti padronali
i
propri rappresentanti; a chi ha impedito la realizzazione dell’esito
del
referendum sull’acqua pubblica; e così via, ognuno trovando
il suo
esempio, a
sua misura, a difesa dei suoi interessi dei suoi valori:
la
democrazia ha
bisogno pieno della sovranità popolare.
La
strada più faticosa, quasi impossibile,
è
leggere i programmi dei partiti. Eppure qualche volta,
e
per qualche argomento dirimente, ad esempio l’idea di
democrazia,
diventa
necessario leggere e informarsi, se si vuole partecipare
con
un voto di consapevole adesione progettuale.
La
democrazia ha bisogno di responsabilità personale.
Tutti
i programmi comprendono argomenti utili per il governo del paese,
ma
non tutti i programmi esplicitano con chiarezza quale idea
si
ha della democrazia, tranne i programmi del M5S, di LeU
e
di Potere al Popolo.
Qualche
sottolineatura è utile per marcare le differenze.
Nel
programma del M5S si parla di un’attenzione alla qualità
della
democrazia e s’introduce, almeno per
l’elaborazione/approvazione
del
programma (“il primo programma al mondo votato online dai
cittadini”!)
la
pratica di una democrazia diretta online; ed è concreta nel
M5S
la
preoccupazione di incrementare la “democrazia partecipativa”;
indubbiamente
il M5S sui temi della democrazia diretta,
della
partecipazione dal basso, al di là di ogni possibile critica,
è
impegnato da tempo, e ha avuto il merito di aver battuto molto,
ampliando
l’agenda politica del Paese, sul tema di una democrazia
il
più possibile partecipata. Anche
se i risultati non sono brillanti.
Per
Potere al Popolo la democrazia “nel suo senso vero
e originario”
è
soprattutto “restituire alle classi popolari il controllo sulla
produzione
e
sulla distribuzione della ricchezza” . Si tratta per Potere
al Popolo
di
un’idea della democrazia sostanziale e non solo formale
E
strumento per raggiungere l’obiettivo di una democrazia
sostanziale,
è
il “controllo popolare”, cioè “una palestra dove le
classi popolari
si
abituano a esercitare il potere di decidere, autogovernarsi e
autodeterminarsi,
mettendo
in discussione le istituzioni e i meccanismi che le governano”.
E
per una simile “rivoluzione” servono tanti tanti auguri.
Liberi
e Uguali, dopo aver individuato “nella
crescita delle diseguaglianze
il
principale fattore di crisi dei sistemi democratici”,
esplicita
il
suo progetto “di ricostruzione dello Stato democratico
e
della sua insostituibile funzione economico-sociale”,
coltivando
l’idea, anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie,
di
“incrementare la trasparenza e la partecipazione
democratica”.
Chiaro
il quadro dell’analisi, ma difficile il compito di ricostruzione,
se
non diventa priorità in un accordo possibile di governo.
Forse
se riesce a svilupparsi nei più l’idea di una democrazia
strettamente
legata alla realizzazione di uno dei suoi fondamenti,
la
sovranità popolare, magari anche attraverso esperienze e
strumenti
di
democrazia diretta, online o in “palestra”,
se
riesce a svilupparsi nei più anche l’idea di un legame forte
tra
democrazia e uguaglianza, si riuscirà anche con più
efficacia
a
ostruire con determinazione la strada ai filibustieri della politica,
di
ogni genere e risma, alla corruzione dilagante, al danarismo
avvilente,
alle
limitazioni della libertà e dei diritti inalienabili della persona,
all’esclusione
premeditata dei più deboli e dei più bisognosi di accoglienza.
O
no?
Severo
Laleo