Caro Scapece,
l’hai visto il
film Roma? Del messicano Cuarón?
A me è capitato di
vederlo ieri sera, grazie a qualche tenera insistenza
di Anna (i figli
ormai consigliano i vecchi genitori!).
“Vedrai, ti
piacerà; ti piacerà!” andava ripetendo. Mah!
E infatti, anche se
inizialmente ero sull’annoiato, per via di una lentezza
filmica non usuale (non avendo idea del tipo di racconto),
d’improvviso mi
son sentito preso, e ho seguito il film con intensa
partecipazione.
Lo sai, io sto ai
film come l’olio sta all’acqua, quindi non ti aspettare
un’analisi utile; o discorsi
sulla società degli anni 70 in Messico,
o sulle classi sociali, i ricchi e i poveri,
padroni e servi, niente;
vorrei solo dirti il senso della mia partecipazione,
in pratica che cosa ho
visto.
Per me Roma è
un film, meglio un bel film, sulle “qualità” di genere:
le “qualità”
maschili in opposizione alle “qualità” femminili.
Da una parte vedrai
immagini penetranti, esemplari, di un mondo maschile
infantile, infedele,
irresponsabile, fatuo, irriflessivo, pronto alla violenza,
dall’altro le
immagini mirabili, coinvolgenti, di un mondo femminile
sofferente,
responsabile, amorevole, pronto ad assumersi ogni responsabilità
nella direzione
della cura degli altri.
Gli uomini appaiono
o soli, dediti ai propri egoismi, o in bande, ora di parata,
ora di scuola di
arti marziali/guerriglia, ora di formazione per l’ordine pubblico.
Anzi, Fermin,
il maschio tutto arti marziali, preso a scuola di guerriglia,
viene spogliato
d’ogni umanità, ed è mostrato mentre si esibisce
in una danza assurda
da duello, tutto nudo, davanti alla “sua”
fidanzata, menando
fendenti nell’aria a pene penzolone: vacuità pura;
e quando il
guerriero saprà che la “sua” fidanzata aspetta un suo figlio,
scappa via vilmente.
Ancora vacuità.
E scappa vilmente
dalla sua moglie anche Antonio, maschio acculturato
e benestante, padre
di quattro bambini, per inseguire un’amante:
un maschio muto
d’egoismo, tutto macchina e viaggi. Vacuo?
Le donne al
contrario non sono mai sole, anche quando si trovano
in grosse
difficoltà; si cercano e si scambiano solidarietà, in parole e in
azioni.
E trovano e vivono
un’unità vitale. Ad ogni età. Un abbraccio d’amore.
E' Cleo, ma non solo, il simbolo di questa umanità resistente.
I maschi in
truppa, le donne insieme.
Un bel film, una
lezione per il futuro, un invito all’amore.
Bravo Cuarón!
O no?
Severo Laleo
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