sabato 11 aprile 2020

Promemoria coronavirus: 3. le tasse




Qualcuno tra i deputati del Pd, anzi il capogruppo alla Camera, Del Rio,
ha proposto, al fine di raccogliere fondi a favore delle famiglie più bisognose,
un contributo di solidarietà da versarsi, secondo criteri di progressività,
da parte di chi ha un reddito annuo superiore a 80.000 euro.
In breve, per un periodo limitato a due anni, un atto di solidarietà
da parte di chi non ha bisogno nei confronti di chi ha tanto bisogno.
Proposta semplice, chiara, onesta, sensata, socialmente utile a rinvigorire
il sentimento dell’unità di patria. Qui, con corretta completezza, la notizia.

Apriti cielo.
Per Italia Viva è “una follia”, proprio così, una follia; per il M5Snon esiste”,
per Contenon se ne parla”. E questa è la maggioranza!
Anche nel Pd i soliti distinguo, ma almeno in ambito dialogico.
Le opposizioni si trovano a proprio agio sull'argomento,
dimostrando tutta la cecità di una visione dogmatica, senza eccezioni.
Prigionieri di un'ideologia fuori misura.
Ascoltiamo qualche campione della difesa dell’intoccabile reddito alto.
Taiani: “La patrimoniale [e non è una patrimoniale: ma, si sa, la parola
fa paura al popolo italiano!] è inaccettabile. Ci opporremo con tutte
le nostre forze [esagerato: solo per salvare degli spiccioli ai benestanti?]
ad ogni tentativo di mettere le mani nelle tasche e nei conti degli italiani.
Il governo deve dare non togliere ai cittadini. Non c'è bisogno
di un nuovo sceriffo di Nottingham”. Testuale!
Salvini, con l’abituale sua eleganza, grida accorato il suo: “Sono matti. 
Li fermeremo!” E già, prima gli italiani, specie se abbienti.
Il colpo di grazia è assestato da Meloni: “Per noi la patrimoniale [e dagli!]
è un furto e lo impediremo con ogni mezzo.” Evviva!

Esiste nel nostro bel Paese un riflesso condizionato quando si parla di tasse,
se persino una condizione di emergenza di così dolorosa gravità
non riesce a spingere la nostra classe politica, tutta, a disegnare strategie
di solidarietà. Niente. Gli occhi della ragione sono chiusi.
La risposta è sempre uguale: guai a toccare chi ha di più.

Eppure la società civile offre un altro spettacolo: volontarie e volontari
disponibili fino all'ammirazione in attività di solidarietà (danno sé stesse/i); 
tante altre persone pronte a rispondere all'invito di versare un contributo 
per la Protezione Civile (ognuna/o dona secondo il proprio reddito); 
infine tante/i donne e uomini (soprattutto donne, in questa emergenza) 
con turni faticosi e pesanti continuano a prestare un’opera fondamentale 
per garantire a tutta la popolazione, con alti e bassi redditi, i beni essenziali, 
e molto spesso con salari penosi.
Ma, si sa, la società civile, con le riserve del caso, dimostra di essere più avanti
del ceto politico. E, al di là del contributo di solidarietà di oggi,
attenderà indignata una riforma fiscale per una più equa, ben calibrata,
distribuzione della ricchezza. E, sono convinto, molte tra le persone 
con più di 80.000 euro di reddito sarebbero ben disposte a partecipare
a un fondo di solidarietà. Ah, se si potesse lanciare una petizione!

La civiltà di un paese libero e democratico, rispettoso della dignità
di ogni persona, a partire dalla tutela del suo benessere fisico, si misura
sulla contribuzione, ciascuno secondo il proprio reddito, alle spese generali
dell’intero sistema statale, utile a tutti senza distinzioni di classe.

Per ora forse c’è da vergognarsi di tanta cocciutaggine di gran parte
dei nostri rappresentanti in Parlamento nel salvare i redditi alti
(spesso alti, complice un’evasione fiscale tollerata).

O no?
Severo Laleo


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