10 dicembre 1948-10 dicembre 2023: la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani compie 75 anni.
E forse è ancora poco conosciuta dalla popolazione mondiale. E non solo è poco conosciuta, ma pochissimo praticata da quanti hanno responsabilità politica.
A scuola, anche se viene ritualmente celebrata/ricordata la giornata del 10 Dicembre, non sempre si dà la dovuta importanza al testo. In verità, eccezioni esistono. Un esempio? Qualche decennio fa, se non ricordo male, in un liceo, credo scientifico, dell'area fiorentina, la dichiarazione universale dei diritti umani veniva letta ogni anno il 10 dicembre in
un'assemblea generale degli studenti e ogni anno veniva distribuita agli studenti una copia della dichiarazione; cinque anni, cinque copie della dichiarazione e cinque volte la lettura della dichiarazione e ogni anno letta/vista (si spera con buon profitto da parte delle nuove generazioni!) tramite inviti ad esperti e tramite film, con una sottolineatura diversa: ora la guerra/pace, ora l'emigrazione/immigrazione, ora la libertà politica, ora la dignità umana.
Sì, la dignità umana. Se la dichiarazione universale dei diritti umani ha avuto un ruolo nella storia della cultura mondiale è quello di aver affermato, una volta per tutte, solennemente, per tutti gli esseri umani, l'insopprimibile dignità della persona. Ogni persona ha la sua dignità e questa dignità deve essere rispettata sempre. In ogni situazione.
Secondo Giovanni XXIII, la dichiarazione universale del 1948 è stato il primo documento laico ad aver attribuito a ogni essere umano la dignità di persona senza distinzioni di alcun genere: è l'atto di nascita dell'homo dignus!
La dichiarazione rappresenta nella storia dell'umanità un punto di arrivo e insieme un punto di svolta, dopo l'orrenda tragedia della seconda guerra mondiale. La dichiarazione universale avrebbe dovuto significare la fine della storia di sempre, tormentata a ripetizione dalle atrocità delle guerre (l'indicibile dell'olocausto degli ebrei e di altre comunità di "diversi", la catastrofe atomica, la morte di civili inermi sotto le bombe, etc.). Le sofferenze della guerra per le popolazioni civili avrebbero dovuto essere solo un tristissimo ricordo.
Non è (stato) così!
Solo qualche giorno fa, la svolta rappresentata dalla dichiarazione dei diritti umani ha perso completamente il suo significato "rivoluzionario" di fronte al veto degli USA al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Una risoluzione per un "cessate il fuoco" a Gaza, dove le bombe israeliane uccidono in continuazione civili inermi, per rappresaglia contro gli atti terroristici di Hamas, è stata bloccata/affossata dal veto degli USA! Povera dignità umana, uccisa dalla politica di potenza. Follia, follia insana, follia permanente. E forse una follia legata direttamente alla cultura del dominio, proprio di una parte della specie umana, la specie degli uomini/maschi. Possibile non esista una via diversa dalla morte/distruzione? Perché non riusciamo con la nostra ragione a percorrere vie di soluzioni capaci comunque di garantire il rispetto sempre della dignità di ogni persona? È ancora difendibile la posizione del premier israeliano convinto assertore, da uomo di dominio, dell' "eliminazione" di Hamas, a prescindere da ogni altra riflessione?
Eppure uscire dalla gabbia del dominio/eliminazione dell'"altro" è ancora possibile, se prevale per tutte le parti in gioco (e soprattutto da parte di chi ha conosciuto la logica dell'"eliminazione") il senso profondo scritto a chiare lettere e con convinzione da tutti o quasi i Paesi del mondo nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
O no?
Severo Laleo
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