Negli Stati Uniti la democrazia è arrivata a un bivio.
Se si volge un po' l'attenzione agli esordi della campagna elettorale,
in questo inizio del 2024, ci capita di notare messaggi di propaganda
elettorale, in entrambi i campi contrapposti, di questo tipo: da una parte,
quella trumpiana, si crede in un Dio che ha creato il "Trump", dall'altra,
quella democratica, si crede comunque che lo stesso Dio abbia creato,
al conrario, il "Dittatore", trasformando così un confronto democratico,
nel quale sono coinvolte persone, interessi e gruppi sociali,
in un pericoloso scontro tra "capi", l'uno dittatore, l'altro democratico.
Se si volge un po' l'attenzione agli esordi della campagna elettorale,
in questo inizio del 2024, ci capita di notare messaggi di propaganda
elettorale, in entrambi i campi contrapposti, di questo tipo: da una parte,
quella trumpiana, si crede in un Dio che ha creato il "Trump", dall'altra,
quella democratica, si crede comunque che lo stesso Dio abbia creato,
al conrario, il "Dittatore", trasformando così un confronto democratico,
nel quale sono coinvolte persone, interessi e gruppi sociali,
in un pericoloso scontro tra "capi", l'uno dittatore, l'altro democratico.
Nessuna/o, o quasi, ragiona sul fatto che l'idea di difendere
la democrazia a suon di "capi", diventa la sconfitta della democrazia
stessa. La democrazia ha un punto molto debole proprio nel fatto
di dare/affidare a un "capo", a un "uomo solo al comando",
molti poteri decisionali, al di là dei pesi e dei contrappesi a disposizione.
E spesso la maggior parte dei "capi" (oggi è il turno di Trump),
anche quindi nelle democrazie occidentali del liberalismo,
soffre di una narcisistica tendenza al dominio assoluto, fuori controllo,
come la storia ha abbondantemente dimostrato; e un tal "capo",
superbamente catturato da un suo forte consenso elettorale
che pure è solo temporaneo, provvisorio, spesso fideistico
(è di nuovo il caso di Trump), crede di poter andare oltre i limiti
della "civiltà democratica", innescando con comportamenti violenti
altri violenti comportamenti.
Bisogna aggiungere altro per dire basta con il monocratismo,
cioè con un tipo di democrazia, sia pure basata sul consenso elettorale,
che si affida a un "capo", a un "monocrate" per trovare le strade
per la soluzione di sempre più complessi problemi di vita sociale?
Perché non rompere con l' "uno" e affidarsi invece ad una "coppia",
magari a un uomo e una donna insieme, che rappresenterebbero
più veritieramente l'universo sociale?
Anche la assemblee elettive covrebbero rappresentare più correttamente,
sul piano dei numeri, il mondo delle persone: non è possibile continuare
a eleggere in assemblee rappresentative uomini e donne
secondo una distribuzione casuale; assemblee di dibattito decisionale
e istituzioni di governo dovrebbero essere sempre costituite da uomini
e donne in pari numero. Si tratta di misure da studiare per rinvigorire
una democrazia al bivio: da una parte, continuando con la cultura
monocratica, figlia diretta del maschilismo, del "capo", prepotente
e provvidenziale, dall'altra, ragionando di una possibile cultura bicratica,
figlia di un pensiero duale, dell' uno/a insieme all'altro/a,
in un continuo confronto democratico.
O no?
Severo Laleo
O no?
Severo Laleo
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