mercoledì 24 aprile 2024

25 Aprile: Liberazione

 25 Aprile. 

La festa della Liberazione

(dal nazifascismo).

Nella storia il 25 Aprile rappresenta 

la conclusione di uno scontro definitivo,

e sanguinosissimo, 

colmo di orrori disumani, indicibili, 

tra due visioni della vita/mondo.

Da una parte l'idea 

di una continua conquista,

da non interrompere, 

anzi da estendere, di libertà/dignità 

per ogni persona, 

dall'altra l'idea 

di una riduzione/sottomissione violenta 

della libertà delle persone 

alla volontà perfetta 

di un Capo Provvidenziale, 

nell'unità mitologica della Nazione/Razza.


La parola importante di questa festa,

oltre il dato storico, è Liberazione. 

La storia umana, con corsi e ricorsi,  

è proprio questo processo continuo 

di Liberazione. 

La Dichiarazione Universale dei diritti

 umani è il risultato ideale/reale 

del processo di Liberazione.

Definita, una volta per tutte, all'art.1,

la dignità della persona umana, 

sempre, comunque, dovunque, 

la Liberazione dal nazifascismo 

è stato il passo fondamentale 

per proseguire nel processo.

Il mondo, nel rispetto della dignità 

della persona, è vincolato,

almeno eticamente,

dalla Dichiarazione Universale 

a liberare tutte/i da ogni povertà, 

da ogni teoria/pratica di negazione 

di Liberazione, da ogni sistema

 istituzionale illiberale, da ogni guerra,

in quanto condizioni lesive della dignità.

La nostalgia dei tempi degli autoritarismi 

è fuori della storia e contro la storia.

La parola del presente e del futuro 

è una sola: Liberazione.

 

Severo Laleo

domenica 21 aprile 2024

Il 25 Aprile di Meloni, della Rai, di Scurati

 Quando un governo, 

con i mezzi a sua disposizione, 

attacca frontalmente un(') intellettuale

 senza intervenire 

nel merito delle affermazioni/idee, 

ma solo attaccando, 

in una qualsivoglia maniera, 

la persona, 

questo è proprio di ogni fascismo.

Chiunque sia al governo. 

O no?

Severo Laleo 

giovedì 4 aprile 2024

Il garantismo bislacco

 Il garantismo è sempre, in ogni situazione e per ogni persona, una forma di rispetto appunto per chi attende un "giudizio" dalla legge secondo norme chiare e trasparenti e alla pari tra le parti in causa.

Ma anche il garantismo ha i suoi limiti, non semplicemente di natura etica, ma di natura costituzionale, quando il "rispetto" è da riservare a chi esercita una funzione pubblica: "disciplina" e "onore". 

Chi esercita una funzione pubblica non perde il diritto a essere "garantito" nel suo percorso verso il "giudizio", ma deve rispondere alla comunità per i suoi comportamenti sul piano della "disciplina" e dell'"onore". 

Ora chi nel Parlamento dimentica/trascura di considerare, nel valutare la condotta politica dei suoi membri, la "disciplina" e l'"onore" è fuori di Costituzione; e per arroganza svuota il Paese (ah, la Nazione!) dei suoi valori fondanti la comunità: avrà comunque i giorni contati.

O no?

Severo Laleo