In questi ultimi tempi di immobile, controllato e quasi finto dibattito politico, soprattutto nei talk show per televisione, si è molto diffusa un'espressione, dal sapore accattivante, già nota e in uso da molti decenni, di tal fatta: "quello/a che è" e al plurale "quelli/e che sono".
Questa perifrasi può anche sembrare innocua, buttata lì dal parlante per girovagare tra le parole e per prendere tempo, in realtà nasconde un tratto comune, presente nelle discussioni soprattutto in ambito politico, l'incapacità, cioè, di dire/definire, con chiarezza e personale responsabilità, i termini della discussione: l'espressione "quello/a che è" e 'quelli/e che sono", sembra un invito all'approssimazione, un invito a sciogliere nella genericità dati di fatto puntuali, anche se a volte nasce solo dal gusto di usare un'espressione alla moda.
Eppure, poiché la lingua tende comunque all'economicità, nonostante ricorra, soprattutto nel parlato, a espressioni ridondanti, si vuol credere che anche quest'ultima moda, come tante altre nel passato, sarà superata.
E si vuol credere che grazie a questo superamento anche i nostri attuali tempi dell'approssimazione lasceranno spazio a tempi di analisi più attente. E poiché il linguaggio dà veste anche alla conversazione democratica, "quella che è"😉 oggi una moda legata visibilmente all'indebolimento reale della democrazia della parola, si spera lascerà il posto a un parlare più diretto e più semplice, nella direzione dell'estensione della democrazia.
O no?
Severo Laleo
Nessun commento:
Posta un commento