"Capo, un attimo solo, capo..."
"Grazie, capo!"
"Ciao, capo!"
Non ho mai capito perché tutti gli ambulanti di origine africana e non solo,
quando in strada si rivolgono al maschio italiano per aprire un contatto di vendita,
usino, tra l'affettuoso e il canzonatorio, il termine "capo";
forse per ottenere più facilmente udienza, attenzione, buona disposizione d'animo.
Mentre, chissà perché, non usano "capa" per le signore.
Quale sarà la ragione?
Quando e dove hanno concordato tutti insieme gli ambulanti d’ogni paese
di rispettare questa regola generale di chiamata con l’uso del vocativo “capo”?
Non è chiaro.
Forse i “senegalesi” d’ogni terra straniera hanno capito subito l’animo di noi italiani,
hanno intuito la nostra aspirazione a diventare “capi”
e a furia di “capo, capo”, solleticano il nostro infantilismo.
E nessuno di noi, gratificato dal “capo”, riprende: “Non sono capo, sono signor..”!
Confessiamo.
Il popolo italiano (maschio) è per la gran parte ancora un popolo di “capi”,
è un popolo non abituato a confrontarsi alla pari con gli altri,
e per questo, quando non afferra il comando, arretra per viltà a schiavo.
Perché di fronte a un altro “capo” ha sempre paura di perdere,
e per non perdere acquatta a rate la sua intelligenza al potere del “capo”.
E’ la scuola del fascismo, è la scuola del berlusconismo.
Scommetto.
Quando in Italia crescerà la cultura liberale, a destra e a sinistra,
nessun “senegalese” dirà più per strada “capo”.
E sarà il giorno della democrazia tra liberi, senza fascismo né berlusconismo.
O no?
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