domenica 21 ottobre 2012

Il “criterio certo” di Goffredo Bettini: un’apertura alla mitezza




Trovo in rete, e voglio qui riportare, perché sono condivisibili,
delle parole di Goffredo Bettini, a proposito di lotta politica.
Il riferimento è questa volta alle primarie del PD.
Ma il discorso è estensibile alla politica tutta.
Indicano, a mio avviso, le sue parole, una modalità di discutere
e di decidere corretta e, insieme, aperta, all’interno di un Partito,
e individuano, anche nel più duro degli scontri sulle idee,
un limite preciso nel rispetto della persona, anche attraverso il linguaggio.
Sebbene qualche puntura, indiretta, sfugga persino al nostro.
Scrive Bettini, a proposito, è chiaro, di rottamazione:
''Nessuno ha il diritto di tagliare, con la lama delle sue ambizioni 
personali e di potere, la testa di chi, nel bene e nel male, 
rappresenta un patrimonio e una ricchezza di un'intera comunità''.
Le teste di riferimento, in questo caso, sono di Veltroni e D’Alema.
E , ispirandosi a "un criterio certo", suggerisce, per le candidature:
tutti i segretari dei due partiti che hanno nelle loro successive
modificazioni dato vita al Pd, e solo loro, siano presenti in Parlamento.
Sono gli indiscutibili protagonisti di una vicenda non priva di ombre
e di errori che tuttavia ci ha portato fin qui: a essere il perno 
fondamentale per un difficile ma urgente riscatto della Repubblica”.
Al di là delle persone in discussione, e senza entrare nel merito,
la proposta in sé apre a un ragionamento mite, capace di spezzare
la violenza della lotta politica ad personam, in quanto determina
i confini oltre i quali, una volta concordati, non è ad alcuno lecito andare.
E la proposta, con il suo metodo di individuare un “criterio certo”,
supera anche le buone intenzioni delle regole statutarie esistenti,
spesso derogabili ad libitum, e quindi senza “limiti” certi.
E, quindi, irrispettose nei confronti degli innovatori.
Esiste un ''disagio'' - continua Bettini - derivante  ''dalla sensazione
che nel modo villano, propagandistico, strumentale
con il quale si sta ponendo la sacrosanta, e purtroppo non compresa 
in tempo, esigenza di rinnovamento delle persone e delle forme 
della rappresentanza politica e dei partiti anche di sinistra, 
ci sia in realtà il disprezzo della storia e delle radici di un'intera 
comunità. La comunità democratica e di sinistra.
E, invece, proprio quando si tenta un salto sostanziale 
verso il cambiamento, si devono riconoscere i percorsi 
che ti hanno permesso di arrivare sul ciglio delle nuove sfide''.
E’ indubbiamente il tentativo corretto di trovare una misura.
La ricerca del “criterio certo” e l’idea del rinnovamento, nel rispetto
delle persone, sono la dimensione fondamentale della democrazia moderna,
e della sua essenziale caratterizzazione: la trasparenza assoluta.
E’ attuale un esempio in tema di certezza del criterio.
Il ministro Ornaghi nomina Melandri Presidente del MAXXI.
E’ nel suo potere, così stabilisce la legge.
Eppure suscita una marea di critiche. Ma il problema non è se Melandri
il problema è l’assenza del criterio certo, l’assenza della trasparenza assoluta,
della conoscenza pubblica delle vie attraverso le quali si giunge alla decisione.
La certezza del criterio è dentro la cultura del limite, e non può non segnare
la democrazia del futuro. Ma il futuro, tranne qualche “giovane” o “comico”
o “altro” egoistico tentativo di diffondere un’ultima illusione,
non è ancora in vista. Almeno così sembra.
La pratica della democrazia, purtroppo, s’apprende per generazioni.
E senza una cultura del limite,  senza una cultura “personalista”,
senza la certezza dei criteri, è facile aprire il fuoco compiaciuto
della violenza verbale, anche solo a fini mediatici
(e poi dicono che il medium non trasforma le persone!),
con conseguenze gravi, se non altro, per i più fragili di mente.
O no?
Severo Laleo

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