Forse oggi è la giornata giusta per
guardare al futuro delle Primarie.
E’ stato un successo del centrosinistra e
della democrazia.
Certo. Anche se il discorso di Padellaro,
ad operazioni in corso,
su il Fatto Quotidiano.it, è molto
convincente:
“…il merito di questa grande testimonianza
democratica è quasi
esclusivamente di quel milione e mezzo di
persone che si sono messe
in
fila per votare che oggi potrebbero diventare molti di più.
Dice un vecchio aforisma che democrazia è il
nome che diamo al popolo
ogni volta che abbiamo bisogno di lui. Per
il popolo rispondere anche
stavolta è quasi una forma di eroismo dopo
i tanti schiaffi ricevuti”.
Ma proviamo a guardare avanti a un popolo
non più di elettori
e basta, ma anche di elaboratori attivi di
politica, a un popolo
non più spettatore tifoso, ma attore responsabile
delle sue scelte,
a viso aperto, senza medievali paure di
nascondimenti.
Anche in queste splendide Primarie, sia durante
la campagna elettorale,
sia durante le operazioni di voto,
incomprensioni e sospetti, ora latenti,
ora palesi,
non sono mancati, tra i contendenti, o per colpa diretta
dei contendenti stessi o per interventi
focosi dei giovanili staff.
E si è parlato, comunque, magari in
silenzio, di truppe cammellate,
in qualche raro caso, ad alta voce, di voto
avvelenato, e, spesso,
per dichiarazioni spontanee, di voto con
riserva, ossia ambiguo,
nel senso, in quest’ultimo caso, di
contribuire alla vittoria
di un/a candidato/a di centrosinistra alle
Primarie e riservarsi libertà di voto
nelle elezioni politiche, a seconda del
vincitore delle Primarie (e questo, in verità,
soprattutto da parte di qualche
intellettuale di destra, pronto a votare,
in prima battuta, Renzi, perché percepito come il rottamatore
definitivo
degli ex PCI, ma mai Bersani
in seconda battuta), si è parlato, ripeto,
di tutto questo, ma non si riesce a trovare un accordo per
evitare in futuro
insanabili confusioni. E si preferisce il rischio di continuare ad
alimentare
quel tipico comportamento italico dell’arrangiarsi, comunque, di tenere
due piedi
in una scarpa, di inventar furbizie
pur di raggiungere un obiettivo e di dare, senti,
senti, onore al Merito. Eppure una soluzione trasparente, pulita,
elegante, corretta,
e soprattutto responsabile, esiste. Ed è di riservare il
voto alle Primarie solo
alle persone iscritte al Partito o ai Partiti in
competizione, perché una democrazia
partecipata è tanto più viva quanto più cresce il
numero delle persone impegnate
direttamente in
politica attraverso un’adesione responsabile a un Partito, del quale
in qualche
modo si contribuisce a definire il programma e il progetto di società.
Così è il Popolo che diventa Partiti e non sono più i
Partiti che si servono del Popolo.
In verità, se le Primarie del centrosinistra
hanno avuto un successo
è perché esiste ancora un apparato di partito forte senza il quale sono sempre
possibili avventure, chissà da chi guidate, e sembrano pure "libere".
La funzione democratica dell’apparato è fuori discussione; ed è una
funzione
di servizio; ma da combattere, e per
questo basta scrivere regole nuove,
è la trasformazione dell’apparato di servizio in
un’oligarchia di potere.
Nel rispetto della Costituzione, è tempo
ora di approvare una legge
per definire il ruolo dei Partiti nella
società e il loro democratico funzionamento.
Non è moderno, e non è civile, correre per
accaparrarsi voti nel mercato ampio,
e di ogni merce ricco, dell’elettorato,
ognuno utilizzando, in un campo
dove maligne e irrefrenabili sono le tentazioni
di colpi bassi, le sue personali doti
e
risorse, molto spesso, in Italia, per esperienza storica, estranee rispetto
alle
qualità necessarie per ben governare, ma
è moderno, ed è civile,
confrontarsi all'interno di un Partito dove tutti, alla
pari, davvero, possono,
con responsabilità, guardando in viso ogni altra persona socia,
esprimere preferenze e scegliere persone.
In trasparenza e responsabilità, e magari, in qualche caso,
anche
per sorteggio.
O no?
Severo Laleo
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