Pistorius. Pistorius, atleta
disabile. Pistorius, campione
paralimpico
sudafricano. Pistorius spara alla fidanzata. Pistorius
uccide la sua ragazza.
Un S. Valentino
tragico per Pistorius. Pistorius, sempre Pistorius,
roso
dalla gelosia, instabile di temperamento. Pistorius, un sogno infranto
per la storia dell’atletica.
E’ malata la
nostra “curiosità”. Guardando al nome di grande,
popolare fama, siamo
colpiti dal fatto di sangue, e, sorpresi,
seguiamo una linea
di riflessione, in questo caso, anche per stanca abitudine,
ormai in buona
fede, maschilista, al di là del nome del/della giornalista.
Anzi
violentemente maschilista. Siamo curiosi di capire perché Pistorius…
Si sente per
strada: “Noooo, Pistorius? Ha ucciso la fidanzata?”
“Sì, il campione paralimpico!”
“Non ci posso credere!”
E si legge su La Stampa: “Pistorius femminicida è di sicuro una storiaccia…
Pistorius il giorno degli innamorati ha, nonostante questo, assassinato
la sua fidanzata, l’ha fatto pure in una maniera follemente
plateale. La notizia
ci ha fatto precipitare nella delusione e nell'orrore, ma alla
fine ci rassicura
sul fatto che nessuna protesi potenziatrice ci renderà veramente
eroi
e tanto meno santi. Anche Pistorius
scende dall'altare … Pistorius,
il simbolo di tutte le virtù, dalla tenacia alla capacità di
riscatto di un disabile,
avrebbe ucciso la sua ragazza con la piena volontà di farlo, nel
giorno
più paradossale per uccidere una donna…”. Ma si può!
Un bell'esempio, questo
brano –salve le buone intenzioni di chi scrive-,
tra i molti, della
nostra “curiosità” malata, capace di concentrasi
sull'atto in sé e di cancellare la
“persona” della vittima, incuriosita
delle conseguenze immaginarie del
fatto e distratta sulle sue cause reali
profonde, attenta all'azione
particolare e sorda al dolore universale.
Specie se a morire
è una donna per mano di un uomo.
Se è un
femminicidio.
Abbandoniamo la
curiosità e esercitiamo l’empatia. Almeno il condolersi.
La notizia è: è
stata uccisa, a trentanni, REEVA STEENKAMP.
Una modella
sudafricana, “una persona incredibilmente
bella” (Shashi Naidoo).
Una persona
impegnata a combattere gli abusi sessuali, e testimonial
nella campagna antistupro
in Australia. Poche ore prima di morire
REEVA STEENKAMP aveva condiviso in
twitter l’invito/slogan
(“Questo venerdì vestitevi di nero contro gli
stupri”), per contribuire a tenere
alta la guardia contro
la violenza sulle donne. Per Sarit Tomlinson,
REEVA STEENKAMP “continuava a infrangere lo stereotipo della
modella.
Era dolce, gentile, angelica. Una persona che dava ispirazione,
appassionata,
che parlava a favore delle donne e dell’ambiente”.
REEVA STEENKAMP, nel giorno degli innamorati, con la gioia
della sua lucente bellezza, ignara, guida la sua lieve speranza d’amore
di donna all'incontro con l’egoismo malvagio e violento di un maschio padrone.
Questa, purtroppo, la notizia.
O no?
Severo Laleo
P.S. “Il vero amore –
scrive Th. Merton nel suo ‘Nessun uomo è un’isola’ - penetra i segreti e la solitudine
dell’amato, permettendogli di mantenere i suoi segreti e di rimanere nella sua
solitudine”.
D'accordo.
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