Nella cultura di oggi prevale "il rifiuto del limite, del fatto
che siamo
creature
limitate e dipendiamo gli uni dagli altri. Al contrario,
dovrebbe
esserci l'elogio del limite, perché il limite, fisico affettivo
intellettuale,
ci spinge ad uscire da noi stessi, ci costringe ad ascoltarci,
a
misurarci con la nostra non autosufficienza e ad imparare
ad
entrare in comunicazione con altri, non come il nostro specchio
ma
come il terminale di relazioni vere e virtuose, ci spinge
a
chiedere umilmente aiuto e dare generosamente aiuto".
Sono parole del Presidente della Cei e arcivescovo di Genova,
cardinale Angelo
Bagnasco.
Chissà se con Papa
Francesco, dentro la Chiesa e fuori, si possa cominciare
a ragionare sulla modernità di porre un limite alla ricchezza
(è facile trovare la strada, se si vuole), e un limite alla
povertà
(e qui è urgente intervenire subito).
O no?
Severo Laleo
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