In genere le dichiarazioni del Presidente della Repubblica,
in quanto dichiarazioni istituzionali, al di là delle nostre soggettive/emotive
valutazioni, hanno il pregio della chiarezza e, per quanto siano libere
e creative le interpretazioni, difficilmente generano contrastanti letture
(e, in qualche caso, aspettative).
Invece, ieri 13 Agosto, nel giorno di Sant’Ippolito,
antipapa martire, condannato ai lavori forzati, questo
è successo. Se per la Repubblica, per il Corriere, per La Stampa,
per l’Unità semplicemente la dichiarazione di Napolitano
invita al rispetto/applicazione della sentenza, per il Giornale,
di proprietà dei Berlusconi, “il Pdl plaude a Napolitano”, perché,
al di là del rispetto/applicazione della sentenza, “ha aperto spazi significativi”.
E la lettura semplice s’apre a più complessi scenari: l’espressione stessa,
già nel felice suono di quegli “spazi significativi”, sembra offrire una generosa
dimensione all’altra già ingegnosa espressione “agibilità politica”.
Torna quindi il solito dualismo di una stampa a cavallo, ancora irrimediabilmente,
tra “servizio” e “servitù”.
Per questo si è in qualche modo obbligati a leggere direttamente
la nota di Napolitano, perché, se il Presidente parla anche per noi,
è bene cercare di capire le sue parole senza mediazioni e senza curvature
e deviazioni interessate. La nota del Presidente, scartata intenzionalmente
ogni inutile parola di premessa/contesto, è immediatamente segnata
da una “preoccupazione fondamentale”, sua e, a suo dire, del Paese:
la difesa del Governo, un bene per tutti. In questo quadro di difesa dell’istituzione
Governo inserisce la vicenda della sentenza definitiva di condanna nei confronti
di Berlusconi, per escludere, con chiarezza, ogni ipotesi di scioglimento
delle Camere proprio in relazione/contrapposizione alla sentenza. E scrive:
“Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo
di applicarla, non può che prendersi atto. Ciò vale dunque nel caso
oggi al centro dell'attenzione pubblica come in ogni altro”.
Un’ovvietà, e desta meraviglia il dovere di una sua conferma,
con una nota ufficiale, da parte del Presidente, quasi a immaginare
un intero popolo ignaro dei principi fondativi di una moderna democrazia
(in verità, il Presidente giustifica il suo intervento
di ovvietà, e sembra quasi scusarsi, per il fatto di essere stato chiamato in causa
“in modo spesso pressante e animoso, per risposte o "soluzioni"
che dovrei e potrei dare a garanzia di un normale svolgimento,
nel prossimo futuro, della dialettica democratica e della competizione
politica”). Chiarissimo.
Anzi, se è costretto ad aggiungere:
“non deve mai violarsi il limite del riconoscimento del principio
della divisione dei poteri e della funzione essenziale di controllo
della legalità che spetta alla magistratura nella sua indipendenza.
Né è accettabile che vengano ventilate forme di ritorsione ai danni
del funzionamento delle istituzioni democratiche”,
è perché ha reale timore del contrario e sa di persone pronte
a “violare il limite”.
Infine la dichiarazione continua a richiamare norme
e regolamenti di legge per risolvere le altre questioni (espiazione della pena, grazia),
in ovvietà e senza ambiguità.
Non c'è dubbio, per Napolitano gli “spazi significativi” sono tutti dentro
i “limiti” della legalità.
O no?
Severo Laleo
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