Il Parlamento
d’Italia, per un’ampia carenza, a nostra vergogna,
di cultura liberaldemocratica, nel mondo intero
è noto, appunto,
per aver annoverato tra i suoi membri
trecento quattordici “onorevoli”
pronti a votare, senza
fiatare, “Ruby nipote di Mubarack”.
E vabbuò,
era una dimostrazione di affetto per il capo
dal carisma di macho italiano, ridente e danaroso.
Ma ora, quel capo, per sentenza definitiva,
è un evasore fiscale.
E’ stato condannato a quattro anni, per
truffa e frode fiscale,
il più odioso dei reati, quest’ultimo, per una società civile
e solidale.
E, guarda un po’, per dimostrazione d’affetto,
e solidarietà,
tutti i suoi “onorevoli”, di Camera e Senato, “suoi” davvero,
grazie al Porcellum, sono pronti a consegnare, nelle sue mani
di evasore fiscale, le proprie dimissioni. Così
i “servi
liberi”,
alla Ferrara,
giunti al punto, scelgono la servitù.
E tra le istituzioni e il proprio capo/padrone,
gli “onorevoli”
del Pdl, tutti, anche le gentili signore, spesso
in politica
più riflessive, scelgono il proprio padrone.
Per la cultura liberaldemocratica del
nostro Paese è il disastro.
E’ un punto di non ritorno. Non
negoziabile.
Né da Letta,
né da altri, anche se è il Presidente della Repubblica.
Non è più possibile sorridere, non è più
tempo di burlesque,
e non è più possibile, nemmeno per un napoletano,
anche se saggio e stimato, pronunciare, di
grazia,
un “vabbuò, ja”!
Di fronte alla più fascista delle visioni
della politica
(la scelta, cioè, di rispondere/ubbidire, a
un capo
e non alle libere istituzioni, costituzionalmente garantite),
la nostra democrazia liberale, attraverso i
rari partiti a struttura democratica,
ha un solo dovere, subito, da domani,
senza perdere tempo a discutere con maestri
di ricatto:
una nuova legge elettorale, per restituire
tutta la sovranità
alle persone, e subito nuove elezioni.
E forse con settant’anni di ritardo il
fascismo chiuderà
la sua avventura illiberale. E sarà il più
grande grazie
a Berlusconi.
O no?
Severo Laleo
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