Quando i figli difendono i genitori, a prescindere dalle “situazioni”,
è sempre comprensibile, spesso ammirevole. Anche perché i figli,
nel dispiacere, riescono sempre a trovare le parole giuste,
generose, non avare, dell’affetto, per una difesa d’abbraccio a 360 gradi.
Ma, a analizzare le parole di ogni dichiarazione, ai figli di Berlusconi
non pare sia capitato, forse per l’intervento di suggeritori d’obbligo,
informati e importanti. E, si sa, quando i suggeritori intervengono
non è per usare il linguaggio dell’affetto, ma il linguaggio delle “situazioni”
dei genitori. Così, mentre a Marina tocca la faccia feroce dell’aggressività
politica con termini quali “vergognatevi”, “vi pentirete”, una faccia feroce
solo mitigata dall’idea sua straordinaria di continuare ad avere un padre
“leader” – è stata questa la parola dominante e omologante del ventennio
ancora a chiacchiere scoppiettante nel suo unico epigono Renzi-;
mentre Pier Silvio, più pacatamente, senza ombra di minaccia,
semmai di augurio, divide la sua, di figlio, “amarezza profonda”,
dal suo, di cittadino, avvertire “un forte senso di ingiustizia”;
a Barbara Berlusconi –sono sicurissimo, senza sua colpa, la colpa
è dei suggeritori- è capitato di dichiarare: «Con la violenta estromissione
di mio padre dal Parlamento, avvenuta attraverso norme
incostituzionali e palesi violazioni regolamentari, gli avversari
politici si illudono di avere la strada spianata verso il potere.
È una operazione politica che si ritorcerà contro chi l’ha messa
in atto, nel momento in cui gli italiani torneranno a pronunciarsi
con il loro libero voto».
Proprio così. E ti dispiace non leggere in quelle parole l’amarezza di una figlia,
la soggettività propria di un dispiacere filiale, perché leggi solo parole
minacciose di “situazione”, di “estromissione violenta”, di “norme
incostituzionali”, di “palesi violazioni regolamentari”,
di “avversari politici”, “strada spianata per il potere”,
di “libero voto”. Parole avare.
Prova a eliminare all’inizio di dichiarazione quel “di mio padre”
e sostituiscilo con “Berlusconi”, e t’accorgi che la dichiarazione in questione
può benissimo essere attribuita a un burocratico funzionario di Forza Italia,
al massimo a un Ghedini stanco, sorpreso da un frettoloso cronista di Rete 4.
Dispiace, dispiace davvero.
O no?
Severo Laleo
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