venerdì 29 novembre 2013

Il capitalismo maneggione, la cultura del limite e il Galateo



Il Galateo appare in Italia nel Rinascimento. E’ il libro per eccellenza
del “viver civile”. Un libro di regole, di consigli, e di limiti da rispettare. 
Bisogna essere orgogliosi noi Italiani: siamo, nel mondo, 
il Paese della buona educazione e delle buone maniere.
Anche di Pulcinella, ribatte subito il mio amico Scapece.
E’ vero, eppure, a suo modo, Pulcinella conserva le sue buone maniere.
E’ comunque pulito e generoso. E sempre a suo modo è solidale.

La più grave devastazione della buona educazione è roba recente. 
Esplode nella “nuova” politica dei Bossi e dei Berlusconi, nei “nuovi” palinsesti 
della TV, ancora di Berlusconi, nel “nuovo” capitalismo, ancora di Berlusconi
e dei Ligresti e dei Riva. E la maleducazione si diffonde senza freni, 
varca ogni limite e diventa modello. Per conquiste di rapina.
Alla fine, meraviglia, contro la deriva dell’arroganza cafona
e prepotente e danarosa vien percepito leggero, castigato e liberatorio
il Vaffa dei grillini. E’ l’effetto della misura colma.
E chi era stato chiamato nelle istituzioni a dire dei no ai maneggi,
a opporre il limite dell’etica, della legge e della cultura, in una parola 
il “viver civile” del Galateo, spesso ha subito il fascino del danaro 
e ha scelto di farsi servo, vinto, perché senza difese, dalle sirene 
di un danarismo avvilente. A destra, a centro, a sinistra. 
Per un lento avvelenamento dal sembiante del successo, della vittoria.

Nell’800, ancora un italiano, Melchiorre Gioia,  nel riprendere il Galateo 
per un suo moderno aggiornamento, scriveva: “L'onore e la giustizia sono 
il primo limite ai sacrifizi che si possono ricercare agli amici; ogni lesione 
all'uno o all'altro non debb'essere né chiesta né concessa: ab amicis honesta 
sunt petenda...Generalmente gli amici volgari, cioè quelli che professano 
amicizia per interesse, per vanità, per convenienze sociali, pretendono 
che sacrifichiate loro il vostro onore e la giustizia che dovete a voi stesso 
e agli altri; per amicizia, se siete giudice, dovete tradire la giustizia; 
se testimonio, la verità; se impiegato, l'interesse pubblico"
(Melchiorre Gioia, Il primo e il nuovo Galateo, 1859, p. 275).

Eppure, ancora nel 2000, sono soprattutto gli italiani, a ogni livello, a tessere 
le reti di  “volgari amicizie” – non può esistere una classe dirigente disonesta
in un paese di onesti-, a darsi da fare perché la giustizia sia tradita, 
la verità manipolata, l’interesse pubblico negato.  Sempre e comunque.
Solo così puoi avere una ministra della Giustizia, Cancellieri, porsi a 
disposizione di un Ligresti; solo così puoi avere un Primo Ministro, un Berlusconi
condannato per frode fiscale –la frode più nobile del “viver civile”!-; 
solo così puoi avere una classe dirigente prona, al servizio del silenzio, 
perché nel libro paga di un qualunque Riva.
O no?
Severo Laleo

P.S. Il Paese, ormai stravolto dalla violenza della dismisura, tornerà a praticare 
il “viver civile”, anche perché i mille galantuomini del capitalismo italiano,  
i mille galantuomini del giornalismo italiano,  i mille galantuomini della politica
italiana,  i mille galantuomini comunque al lavoro senza rumori,
continueranno a resistere in “onore e giustizia”. Senza differenze tra le generazioni.



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