A proposito
di Primarie PD, ha ragione il Presidente di Arcigay
"Il Cassero" di Bologna, Vincenzo Branà:
"E’ una gara tra tre maschi con un
esercito di donne destinate
alla subalternità (prendetene
coscienza almeno, vi prego) …
la corsa di tre uomini alla carica di leader è la dimostrazione
che le
questioni di genere stanno ferme all'anno zero.
E questo per me è già motivo sufficiente
per evitare questa consultazione”.
Ma alla
fine Branà si lascia tentare e
conclude:
"Sono stuzzicato dalla voglia di
andare a votare Civati.
Perché se lo merita e perché - sono
convinto - siamo in tanti
a pensarla come lui. E per dimostrarlo
bisogna accettare
di farsi contare. Non so, ci penso,
deciderò".
Peccato! Il Branà scopre finalmente la verità di queste Primarie,
ma si lascia ingabbiare dal gioco dei maschi (nonostante un consapevole Civati).
Se fossi del Pd non voterei,
perché non vorrei dare il mio assenso
a una visione della politica tutta fondata sulla lotta tra “capi”,
monocrati
più o meno assoluti,
sempre maschi (almeno in Italia)
e molto spesso tifosi di calcio. Il monocratismo,
l’idea di affidare
le sorti del Paese a una persona, a mio avviso, è l’esito storico
del maschilismo, non è una
scelta razionale, è un dato,
ma non è più adatto, il monocratismo,
a rispondere
alla comprensione/soluzione dei problemi di tutti.
Non riesco a vedere un futuro ancora dominato da giocatori
di pallone pronti a scontrarsi in campo, da spadaccini sempre
in duello, da affabulatori in gara perenne. E tutto su un palcoscenico
da
spettacolo. Per attori e conduttori. Per la "sovranità degli spettatori".
Ecco, preferirei una guida di coppia, un uomo e una donna, sempre,
per un governo duale, mite, oltre le ambizioni
personali, oltre qualsiasi
accapigliarsi maschilista.
Ma i tempi sono ancora maschi e
per il bicratismo di genere
non c’è ancora spazio. Eppure "It's quite striking how complementary
the brains of women and men really are".
O no?
Severo Laleo
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