Per l’Italia è senza
dubbio una novità la parità uomo/donna
in un Governo, e il
merito è tutto del Primo Ministro Renzi
(avrà pur qualche
merito questo giovane uomo politico, o no?).
E’ ormai una sua
costante.
E non può più dirsi solo
per un’immagine di novità a tutti i costi.
La sua scelta, non
facile a livello di governo centrale, è apprezzabile
e condivisibile,
almeno sul piano della politica istituzionale.
Ma, al di là di Renzi, la parità è ancora la scelta di
una persona
in solitudine, ancora
una scelta dipendente dalla volontà del Premier.
Anche Hollande, rispettando la promessa
elettorale,
aprì il suo esecutivo a
donne e uomini in numero pari.
Ma pur resta la sua
una “graziosa”
concessione.
E’ tempo di andare
oltre.
Qualcosa non convince
in questa parità uomo/donna al Governo,
elargita per decisione
di un Premier. A dire il vero, la
parità
uomo/donna, in un
organo di governo collegiale,
appare, ed
è, ancora una decisione personale e “illuminata”
di un “organo monocratico”, a prescindere dal
suo “genere”.
La parità non può più dipendere dalla
soggettività del Premier:
deve diventare una norma. Deve diventare normalità.
Se non irrompe, la parità uomo/donna, anche nel livello
“monocratico” di ogni “governo”,
la nostra società continuerà a restare
imbrigliata nelle
antiche strutture di potere di produzione maschile.
La scalata alla parità
uomo/donna attraverso le quote rosa
non riuscirà mai a
scalfire la struttura maschilista
della nostra
organizzazione sociale, se non spezza il monocratismo.
E vorrei ripetere. Per
aprire una via possibile al cambiamento
della società, anche
nella direzione dell’estensione della democrazia
e della trasparenza, e
soprattutto della formazione di una decisione
pubblica non più
condizionata/dominata da una cultura di genere maschile,
in tutte le “sedi/luoghi” di natura decisoria di
pubblica utilità
la presenza uomo/donna
non può non essere pari, anzi, dovrà essere pari.
In realtà, il monocratismo, il potere/dominio, cioè, di uno solo,
anche per via
democratica, è proprio l’esito peggiore del maschilismo,
con tutte le sue
degenerazioni, dal leaderismo carismatico
all’uomo della Provvidenza.
Il maschilismo cade
solo insieme al monocratismo.
Forse solo il bicratismo perfetto potrà segnare una nuova stagione di
cambiamento.
O no?
Severo Laleo
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