martedì 18 febbraio 2014

L’Italia e la cultura servile



E’ ancora molto diffusa in Italia una cultura politica servile.
Una cultura, vorrei chiarire per non offendere, di fatto
a seguito/servizio di un “leader”. E solo del “leader”.
Tutto quanto è intorno, persone e risorse, sembra inesistente.
Una cultura facile a innamoramenti per il “capo”.
Una cultura per una predilezione all’ammirazione,
all’esortazione, agli auguri, all’attesa,
a volte con un accorato “attento a…”, rivolto al “salvatore”.
Una cultura al “seguito” di chiunque abbia un “fare” da “capo” .
A prescindere dalle qualità del capo. Basta la sua ascesa.
Appunto, una cultura più da “seguito” e non da “critica”.
Almeno sin quando il leader è/appare forte.

Un esempio? Basta ricordare il Minzolini al “seguito” di Berlusconi
a L’Aquila. Ecco brani dal suo pezzo, per nostra memoria politica.
E già contiene il pezzo tutta la retorica del “seguito”: il “capo” conosce
i dati, comprende i problemi, prevede/indica i tempi, è veloce nell’azione,  
porta novità di idee, è fonte d’entusiasmo, e altro ancora. Leggiamo.
La Stampa 9 Aprile 2009. Il piano giapponese del premier operaio ''Prometto pene più severe 
per gli sciacalli'' Il Cavaliere tra la gente colpita dal sisma
Snocciola un numero infinito di cifre...Poi con in mano le gigantografie delle foto 
scattate dall'aereo evidenzia con l'indice le parti più colpite … Fa previsioni sui tempi necessari 
per stimare i danni («almeno un mese e mezzo»)...per tirare su il morale dei presenti 
di fronte alla disgrazia e alla morte che ha colpito questo pezzo d'Italia si concede una battuta: 
«Sono 44 ore che non dormo. Un record di resistenza per uno che ha 35 anni».... 
ha il piglio deciso del direttore dei lavori, del comandante dei pompieri, del capo militare, 
ma anche la comprensione del prete....nelle emergenze si esalta. La sua attitudine 
e' la politica del «fare». ....Quando e' alle prese con problemi pratici ...si intriga....
I presidenti del consiglio della Dc di una volta sarebbero arrivati dopo una settimana. 
Lui si e' recato li' a 9 ore dal terremoto e ha continuato andarci nei due giorni seguenti....
lui si sente a suo agio, gli altri ministri che sono con lui restano in silenzio.... 
Dalla sua bocca escono idee su idee... ha lanciato una miriade di proposte. La politica del fare. 
All'Aquila come a Napoli. Sfoggia il consueto «pragmatismo».... il Cavaliere e' un tipo 
che bada al sodo...Gioca sulla velocità delle decisioni.... c'e' il premier-ingegnere 
che spiega le tecniche anti-sismiche giapponesi...c'e' il premier-generale: «Blinderemo 
la citta' con l'esercito...il premier-prete che si commuove di fronte all'anziana signora 
che lo invoca: «Silvio aiutaci, non ho più nulla, non ho nemmeno i denti». «L'Italia risponde 
- le spiega - facciamo il possibile». Come dire: abbi fede.”
Abbi fede” è la perfetta conclusione della dipendenza piena dal ”capo”.
D’accordo, Minzolini ha un suo stile, sembra un adulatore con qualche
interesse, ma è la cultura del “seguito” a non tramontare, anzi acquista 
prestigio se un esponente di questa cultura (Severgnini
non è in discussione la qualità della persona) può scrivere sul Corriere
del carattere del “capo”, delle sue aspettative per le decisioni del “leader”, 
delle sue preoccupazioni per l’esito della prova, dell’importanza
del “fare” e dei “fatti”, sempre e comunque legate a un “solo uomo”,
del suo impegno a dare i suoi consigli, sempre alla “persona” del Premier. 
Ecco qualche brano: Il nuovo presidente del Consiglio dovrà fare di più
Dovrà tirar fuori le sue qualità e vincere le proprie debolezze: perché la sua prima volta 
è forse la nostra ultima spiaggia…Come ogni nuovo capo di governo, Renzi godrà 
di cento giorni di luna di miele con l’opinione pubblica… In questo (poco) tempo 
dovrà dimostrare di avere obiettivi chiari, sfruttare le nostre risorse (indiscutibili) 
ed evitare tentazioni (inevitabili). Le tentazioni del carattere, per cominciare. 
Matteo Renzi, secondo le migliori tradizioni regionali, è impulsivo e impaziente. 
Due caratteristiche utili, in mezzo a tanta rassegnazione: a patto di non esagerare. 
L’Italia è stordita dagli annunci: ha bisogno di fatti. ... Un leader deve condurre: 
non seguire umori, applausi e sondaggi. Deve passare alla storia, non passare l’estate. … 
Se mescolerà entusiasmo e prudenza, Matteo Renzi potrà andare lontano: il coraggio 
e l’ambizione non gli mancano. Neppure la consapevolezza che l’Italia sta accumulando 
ritardi drammatici, in molti campi. Ma bisogna correre insieme, per una volta”.
Non è l’abbi fede di Minzolini, ma un invito a correre insieme.
Nell'assenza totale di un discorso di Politica. 

Ma perché è così viva e diffusa in Italia la cultura del “seguito”?
Sarà perché siamo abituati ad “arrangiarci” da soli, magari accucciati, 
senza capire che "nulla si fa da soli e che tutti dipendiamo gli uni dagli altri" 
(dal Manifesto del Convivialismo)?
Forse perché la lezione liberale di critica del potere di Piero Gobetti
non è mai diventata eredità culturale comune.
O no?

Severo Laleo

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