domenica 19 ottobre 2014

Scalfari, la politica politichese, e Landini



Ha ragione Scalfari, in Italia la “politica politichese
è sempre in attività. Anche quando avanza il nuovo.
Una volta un gran maestro di politica politichese era Bossi,
dalla ricetta sempre pronta e sicura. Rapido nel licenziare
anche un suo gran Consigliere. Fu il primo nuovo d’Italia.
Ma niente cambia nel bel Paese.
E i Bossi ogni tanto tornano. Più o meno furiosi.

In verità, al di là delle intenzioni, spesso ambigue,
nonostante la trasparenza, quando il nostro Premier
tratta con Berlusconi fa “politica politichese”,
al più alto grado, e l’intesa è perfetta. Tanto per i dettagli
si lascia la trattativa a un esperto di sola politica politichese,
il gran Verdini. E politica politichese incarna il Premier
quando tratta con Alfano, persino quando incontra
il Presidente della Repubblica (purtroppo); e ancora politica 
politichese maneggia, quando tratta con la Confindustria.
Addirittura, andando oltre Scalfari, il Premier trasforma
anche l’antipolitica in politica politichese. Almeno in Tv.
Quando non è possibile praticare la politica politichese
ecco nascere immediato il conflitto e diventa impossibile
il dialogo. Succede con i Sindacati, con il mite Bersani,  
con Cuperlo, già Presidente del Pd, con la Magistratura,
con il M5S, con gli altri Enti (Regioni, Province, Comuni),
in breve, con la struttura democratica del Paese.
Intanto la politica politichese vecchia o nuova sfibra il Paese.
Impedisce il pensiero collettivo e crea sudditanza.
Ma insieme genera, non si sa quando, ribellione.

E qui è il problema di fondo. Negli ultimi vent’anni
la struttura democratica e sociale del Paese ha subito
scossoni e arretramenti violenti dinanzi al procedere
senza freni di un’ideologia, sì, proprio così, di un’ideologia,
ma questa volta del capitale. Negli ultimi vent’anni
ogni ostacolo al libero prodursi della ricchezza è stato
abbattuto o dominato. I risultati sono noti. Almeno
nel nostro mondo occidentale. E non solo.
Dichiara ora la Presidente della Federal Reserve,
Janet Yellen: "Non e' un segreto che negli ultimi decenni
l'ampliamento della diseguaglianza si e' configurato con un aumento
dei guadagni e della ricchezza da parte di un ristretto numero
di persone e con livelli di vita stagnanti per la maggioranza
della popolazione". E preoccupata si chiede se “questo trend
sia compatibile con il grande valore che gli americani hanno 
tradizionalmente assegnato all'equità e alle opportunità”, e continua
le diseguaglianze di reddito e di ricchezza sono vicine
ai massimi degli ultimi cento anni". Questa è la rappresentazione
reale del processo di arricchimento/impoverimento delle persone.
Questa è la tendenza da invertire.

Ma la politica del nostro Governo è figlia di questo tempo,
e di questo tempo ha assorbito i miti, il verso, e le modalità
di azione. E quantunque il Premier nel suo Io possa desiderare
il cambiar verso, non può accorgersi, perché unto dal suo tempo,
di essere prigioniero di un’ideologia. Così, impossibilitato/inabile
a prendere le distanze dal suo mondo per meglio capire il trend
continua a dar man forte al processo già avviato di incremento
delle diseguaglianze. Senza inversione di sorta.

Spetta così a questo Governo, e al suo Premier, figlio di questo ventennio, 
ancora lottare convinto per il cambiamento
(di cui mai è stata esplicitata la direzione), mentre si trova
a facilitare un percorso già segnato da altri a danno esclusivo
del lavoro e di ogni libertà personale al lavoro legata.
Impegna tutte le sue forze questo nuovo Governo per sembrare
un gigante del cambiamento, ma diventa solo un obbediente
e ignaro esecutore di progetti in altre sedi già definiti.
Il traguardo è già segnato a sua insaputa: la riduzione
della democrazia delle persone a favore dell’accentramento
delle decisioni nell’oligarchia dei capitali. D’accordo Napolitano.
E la forbice tra la libertà dei possessori di ricchezza
e la schiavitù dei possessori di lavoro (quando c’è) cresce.

Forse è tempo di scendere in piazza con determinazione
per gridare la volontà di uscire dal trend delle diseguaglianze
e di rifiutare la schiavitù. Per noi e per ogni altra persona,
perché, a sentir Landini, “attraverso il lavoro le persone trovano
non solo i mezzi per sostentarsi, ma anche realizzazione e dignità”.

O no?

Severo Laleo

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