Hillary Clinton, con l’annuncio della sua candidatura
per la corsa
a
Presidente degli Stati Uniti, non spiazza certo i media,
ma
introduce nella simbologia del discorso politico, almeno per noi
in Italia, interessanti
variazioni.
E’
una donna, è una nonna, e non corre.
E’
una donna.
In
Italia, forse anche per colpa della pratica maschilista di cooptare
nelle
sedi di direzione/governo donne non “disturbanti
il
manovratore di turno”, non è stato ancora possibile vedere,
nemmeno
immaginare, una donna Presidente del Consiglio
o
Presidente della Repubblica (un incarico esplorativo
per
la formazione del Governo toccò -se non erro- a Nilde Iotti,
in
qualità di Presidente della Camera,) o Segretaria di un Partito
(se
si esclude qualche eccezione in formazioni minoritarie).
La
Politica, per dirla con Panebianco, da
noi è ancora affare
tra
Maschi Alfa. E, anche se non esiste controprova, è legittimo
e
facile immaginare un elenco lungo di danni arrecati al Paese
da
una visione e pratica del Potere tutta al maschile, soprattutto
in
termini di rappresentazione pubblica della diseguale relazione
uomo/donna. E
ancora oggi la presenza di donne al Governo dipende
solo dalla “generosità” di
un Maschio, in assenza
di
norme di parità.
Finalmente
una donna “non dipendente”!
E’
una nonna.
Tutta
la retorica sul giovanilismo, imperante da noi, crolla di colpo
dinanzi alla scelta
di Hillary. Nel Partito Democratico degli Stati Uniti,
pur dopo l’esperienza
del “giovane” Obama, nessuno
si
sogna di costruire la battaglia politica contro la nonna
in
nome di una “generazione”. La
rottamazione, con il suo carico
di
violenza, è un unicum italiano (e violenza è anche l’occupazione
del Potere). In
una democrazia aperta la Politica è per tutti,
almeno
sino a un limite di età definito,
e
la conoscenza del mondo e della vita, attraverso studi
ed
esperienze, spesso facilita e rende più forte
la
saggezza/prudenza rispetto all’ambizione/dismisura
nell’azione
di direzione.
Finalmente
una persona d’età!
Non
corre.
L’immagine
di un Obama correre agile e rapido per la scala
dell’Air
Force One sarà sostituita dall’immagine
di
un incedere deciso e sicuro, senza più corse a rischio,
di
Hillary. Ma nessuno negli Usa, in Italia forse sì,
potrebbe
mai immaginare di stabilire un legame possibile,
meno
che mai virtuoso, tra la qualità dell’azione di governo
e
la “velocità” dei passi.
Finalmente,
grazie Hillary!
O
no?
Severo
Laleo
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