lunedì 4 maggio 2015

La BuonaScuola dell’Italicum: è già successo



Quando la scuola perde la sua autonomia di comunità collegiale, democratica 
e deliberante, quando un “Capo d’Istituto” è “governativo”, oppure 
è in soggezione del Governo perché le sue prerogative di libertà nei confronti 
del Potere sono indebolite e offuscate, quando pressioni d’ogni tipo 
si esercitano sui professori perché cambino idea, o non abbiano possibilità 
di avere un’idea (ai Governi d’ogni tempo non manca la creatività 
della intimidazione e ai deboli d’ogni tempo la pigrizia dell’ubbidir piegandosi), 
quando il progetto politico di un cambiamento da parte di un solo Partito 
verso nuovi orizzonti di efficienza decisionale naufraga miseramente 
nel ritorno insensato e astorico a un già visto, un intero Paese è già morto.
Alla libertà.
La storia, è vero, non si ripete, ma lascia qualche segno del suo passaggio, 
a mo’ di avviso, discreto, per i naviganti del Futuro. Anche in mutate situazioni. 
Esemplare al riguardo il “processo” a Giancarlo Paietta, un ragazzo liceale 
di 16 anni contrario al Governo Legittimo di allora, nato dalle elezioni
del 1924, grazie alla Legge Acerbo.
L’anno era il 1927. Il giovane democratico antifascista Paietta
(comunista, sarà contrario anche alla trasformazione del Pci in Pds),
un combattente da sempre per la libertà, aveva distribuito nel suo Liceo, 
a Torino, il D’Azeglio, manifesti di propaganda comunista. I
l Preside, dopo un’indagine, interroga il giovane studente democratico Paietta 
e si convince della sua colpevolezza e scrive al suo Superiore Gerarchico 
con l’animo profondamente addolorato per il contegno di questo studente 
che divulgando tra i nostri giovani i velenosi opuscoli della propaganda 
dei senza patria [oggi, Gufi] mirava a turbare la bella armonia di cuori 
che regna nelle nostre scuole quando si tratta dell’avvenire e della grandezza
della patria [oggi, Speranza del Futuro].
Ma il Consiglio dei Docenti, dopo lunga e ampia discussione, durata più 
di quattro ore, non intende, ancora in piena autonomia, ancora comunità 
educante, a larga maggioranza, condannare il “ragazzo rosso” e revoca 
la sospensione. Ma in alto la decisione in autonomia del Consiglio dispiace.
Anzi dà fastidio. E, intervenuto il Ministero, chiarita la norma, “additata” 
la pena, dedotta la gravità della colpa, agita la giusta pressione da Potere, 
il risultato cambia. 
Trovo nel sito del Liceo D’Azeglio il verbale di quel 1927. E’ da leggere. 
Perché la scuola non perda mai la sua memoria. E perché non rinunci mai
alla sua autonomia di comunità educante, libera e democratica. Ecco il testo
del verbale. “Alle ore 16,30 si trovano adunati, nella solita sala dei professori 
del liceo, i professori del R. Liceo-Ginnasio in seduta plenaria.
( …) Presiede il Preside. Funge da segretario il prof. Augusto Monti. 
L’ordine del giorno porta: “Punizione disciplinare”. Prima di entrare
in argomento, il Preside fa ai presenti caldissima raccomandazione
di mantenere il segreto di ufficio e ricorda a tutti l’impegno assunto 
all’atto del giuramento. Deve ripresentare al Consiglio il caso dell’alunno 
Giancarlo Paietta della seconda liceale B, accusato di propaganda comunista 
tra gli alunni di questo Liceo. Quando la questione fu trattata nella seduta 
del 7 febbraio 1927, parve ad alcuni professori desiderabile
che i fatti fossero sottoposti all’esame dell’autorità giudiziaria mentre
in alcuni altri sorse il dubbio circa la competenza del Consiglio stesso. 
Questi due ostacoli ad una deliberazione definitiva ora sono rimossi 
perché è pervenuta alla Presidenza, per via gerarchica, una lettera 
di S. E. il Ministro della P. Istruzione, dalla quale risulta appunto che sulla gravità 
dei fatti attribuiti al Paietta si è pronunciata la suprema autorità scolastica,
e che la competenza del Consiglio è fuori discussione.
Il Preside dà lettura a questo punto della lettera di S. E. il Ministro
della P. Istruzione. In essa, così commenta il Preside, anzitutto
il Ministro valuta i risultati delle indagini condotte dal Preside Steiner
e dall’Ispettore Arnaldo Monti e li riconosce concludenti; in secondo luogo 
addita quale potrebbe essere la pena adeguata alla mancanza,
e cioè la espulsione da tutti gli istituti del Regno; dalla quale indicazione 
emerge la gravità della mancanza stessa. Ne consegue che il Consiglio 
può deliberare tranquillamente e liberamente sulla punizione da infliggersi 
all’alunno Paietta. Il prof. Fulcheri è del parere che la votazione debba 
avvenire a scrutinio segretoIl Preside non accede alla proposta Fulcheri
Il prof. Luzzi domanda che si sottopongano al Consiglio le risultanze
delle indagini e della inchiesta, giacché egli fu assente dalla seduta precedente 
e non ha alcun elemento di giudizio. Il Preside risponde che non ha documenti 
da produrre e che i professori, che si trovano nella condizione del prof. Luzzi, 
potranno, se credono, astenersi dalla votazione. Ritiene che non ci sia luogo 
a discussione, e propone formalmente che l’alunno Paietta Giancarlo 
della seconda liceale B sia allontanato da tutti gli Istituti del Regno.
Si procede alla votazione per appello nominale. Il Preside precisa: chi voterà 
sì approverà la sua proposta; chi voterà no la respingerà. ( …)
I risultati della votazione sono i seguenti: presenti 35; hanno votato sì ( …)  25. 
Ha votato no il professor Predella. Si sono astenuti ( …) 9.
Il Consiglio delibera quindi l’espulsione dell’alunno Giancarlo Paietta
da tutti gli Istituti del Regno."
La storia, è vero, non si ripete, ma lascia qualche segno del suo passaggio, 
a mo’ di avviso, discreto, per i naviganti
del Futuro. E ora, a noi, parla soprattutto dell’Italicum.

O no?
Severo Laleo


Nessun commento:

Posta un commento