Spesso sento chiedere: ma con chi stai? insieme a chi voti?
Non esiste
risposta più semplice, valida senza dubbio per i più,
anche se volutamente inascoltata e negata. Questa: si sta dalla parte
dei p r o p r i convincimenti e si vota secondo i p r o p r i princìpi.
anche se volutamente inascoltata e negata. Questa: si sta dalla parte
dei p r o p r i convincimenti e si vota secondo i p r o p r i princìpi.
In
tempi ormai lontani molti “vecchi” di oggi scelsero, insieme a molti altri
ora disponibili a rischiare il “nuovo”, di stare con gli ultimi, i deboli,
perché potessero lottare per i loro pieni diritti. E si sapeva allora,
quando ci si schierava in lotta, che quanto più forte era la possibilità
degli ultimi di "partecipare" al "bene comune", anche con le occasioni di “voto”,
tanta più alta era la possibilità che avessero voce e fossero ascoltati.
La storia stessa della democrazia, per quanto in Italia sia stata
perché potessero lottare per i loro pieni diritti. E si sapeva allora,
quando ci si schierava in lotta, che quanto più forte era la possibilità
degli ultimi di "partecipare" al "bene comune", anche con le occasioni di “voto”,
tanta più alta era la possibilità che avessero voce e fossero ascoltati.
La storia stessa della democrazia, per quanto in Italia sia stata
e
continua a essere (ultimo esempio De Luca) soffocata da un deprimente
clientelismo, è comunque un processo di estensione del diritto di voto
e del
moltiplicarsi delle sue occasioni; anche quanto racconta per ultimo la Brexit
è
dentro questo processo, piaccia o no (e non a caso molti “riformatori”,
"nuovi" democratici, avrebbero negato quell’occasione di voto,
perché non adatta al sentire del “popolo”!).
"nuovi" democratici, avrebbero negato quell’occasione di voto,
perché non adatta al sentire del “popolo”!).
Parecchi di
quei molti continuano a stare con questo percorso di marcia
di estensione della
democrazia e rifiutano per principio ogni lusinga di efficienza,
lungo questo
percorso di maturità di un popolo.
In democrazia non esistono scorciatoie; in
democrazia si confligge, possibilmente
in convivialità, con rispetto e dentro
una cultura del limite; quando esiste in una riforma
anche il più remoto
pericolo di far saltare qualche "limite" costituzionale già fissato
per "contenere" il Potere (ad esempio le modalità di elezione di Presidente
della
Repubblica e dei giudici della Corte Costituzionale), bisogna allarmarsi,
comunque, a prescindere, senza
guardare in faccia a nessuno. Alla semplificazione
la mitezza paziente obbliga all'educazione, al rispetto, alle decisioni comuni
in termini
di “regole”; bisogna dubitare delle "vie brevi", veloci, allettanti
e ingannevoli,
perché travolgono, passando oltre senza fermarsi a riflettere, le
libertà reali
delle persone. Forse hanno
ragione gli studenti, almeno idealmente,
quando affidano, a un cartellone in un
corteo per il NO, queste parole:
“Sul
nostro futuro decidiamo noi!”.
.
O no?
Severo Laleo
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