Paul Lafargue,
“di formazione proudhoniana, marxista dagli anni sessanta,
organizzatore
delle prime formazioni socialiste in Francia e Spagna,
intellettuale
militante e polemista” (il giudizio è di Lanfranco Binni,
curatore del volume
“Il diritto all’ozio”, appunto di Paul Lafargue),
così scrive ad
inizio d’opera nella Dedica ai suoi collaboratori
del periodico
parigino «L’Égalité»: “Cari
compagni, con occhi attenti
e la passione in
cuore siamo partiti in guerra contro la società capitalista
che schiaccia
l’operaio come la mola il grano. I borghesi, nostri padroni,
questi figli
degeneri dei Rabelais e dei Diderot,
predicano l’astinenza.
La loro morale
capitalista, penosa parodia della morale divina,
ha sommerso di
anatemi le passioni umane; il loro ideale
è la
trasformazione del produttore in una macchina che fornisca lavoro
senza tregua
né pietà. Rialziamo la bandiera dei materialisti
del Rinascimento
e del XVIII secolo, proclamiamo alla faccia di tutti i bigotti,
di tutti i
collitorti della chiesa economica e della chiesa cristiana,
che la terra non
deve essere più una valle di lacrime per la classe
operaia,
che nella società
che costruiremo, «pacificamente
se sarà possibile,
altrimenti
con la violenza», ogni
passione umana sarà libera di esprimersi
perché «tutte
sono buone per loro natura, dobbiamo solo evitarne il cattivo uso
e
gli eccessi» (Descartes,
Le passioni dell’anima).
E per evitarne il cattivo uso
e gli eccessi bisogna che trovino un reciproco equilibrio
liberandosi tutte.”
A volte anche un libertario ateo può trovare sostegno in un filosofo
saggio e (pare) buon cristiano.
O no?
Severo Laleo
Biensur!non piu' valli di lacrime per la classe operaia ma un po' di "paresse"
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