La vicenda della sanità calabrese è incredibile, intollerabile;
è un segno vistoso e sempre più preoccupante della superficialità
con la quale i responsabili delle decisioni politico-amministrative,
a prescindere, e si è visto, dal colore (e di questo è giusto dolersi),
si comportano sia nell’affrontare e risolvere i problemi,
sia nella scelta delle persone da nominare a dirigere il servizio pubblico.
Questa insopportabile superficialità non crea danni solo alla sanità,
distrugge anche la credibilità dell’agire democratico,
e scava un abisso livoroso tra rappresentanti e rappresentati.
Poche parole, in sintesi.
I problemi della sanità calabrese sono stati esposti con preoccupata,
sentita, dignitosa partecipazione dalla Presidente della Regione,
Iole Santelli, solo qualche mese fa, in una lettera pubblica
(tutta da leggere) al Presidente del Consiglio. Una lettera chiara,
senza le ambiguità del politichese, scritta da persona attenta
alla salute di chi in Calabria vive. E Santelli è anche persona sofferente.
E’ il suo ruolo chiedere, e svolge il suo compito, in questo campo,
a prescindere dalla parte politica (e non è la mia), con lungimiranza
e senso istituzionale. La sua figura diventa gigante di fronte
ai comportamenti dei noti “nominati” dal governo,
apparsi senza preparazione, senza il minimo sentimento
di “servizio”, pronti a un linguaggio inaccettabile
in una sede pubblica, comunque, ictu oculi, irresponsabili.
Il ministro Speranza, persona di grande qualità e degna di stima
(la mia sicuramente), con la sua difesa burocratica dell’ultimo nominato,
nega alla Calabria il respiro del futuro, la civiltà della misura,
il dovere della compostezza, la dignità del “servizio”,
il rispetto per la scienza.
E in questa situazione mi piace sottolineare la grande differenza
tra la serietà della donna Santelli, e la miseria degli altri maschi.
Caro mite ministro Speranza, non si nasconda dietro un curriculum,
abbia il coraggio di guardare in lungo e in largo per scegliere meglio;
le persone non si giudicano/scelgono solo per appartenenza politica.
La Calabria ha bisogno di nuovi coraggiosi atti della sua personale
responsabilità, di valore altamente lungimirante.
Anche nel rispetto della lettera di Jole Santelli.
O no?
Severo Laleo
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