Oggi Antonello Caporale ha scritto sul Fatto Quotidiano,
con rammarico sincero e vivo, a partire dalla “carne” delle sue idee,
idee di sinistra, un lucido, condivisibile articolo sulla vicenda
Soumahoro, senza tuttavia “ripercorrerla” quella vicenda,
ma soffermandosi sul grave danno (“un proiettile al cuore”)
portato alla sinistra dal suo apparire.
E aggiunge: “Questa vicenda ci punisce più di una sconfitta elettorale,
ci dice che le elezioni non sono il catalogo dal quale scegliere
il migliore di turno, il volto più telegenico, l’eloquio più emozionante,
il coraggio meglio esibito ma il saldo di cinque anni di lavoro,
magari oscuro ma pulito, sincero.”
Non si puo’ non essere d’accordo.
E prima di tornare al punto (per una personalissima conclusione),
si concedano due riflessioni:
1. praticare le “idee” di sinistra non è facile senza aver interiorizzato,
con profonda e rigorosa consapevolezza, una visione della vita
(e insieme dell’agire verso il “prossimo”) fondata sull’idea dell’uguaglianza,
della democrazia di libere e incondizionabili istituzioni, della trasparenza,
della solidarietà, della parità assoluta uomini/donne (e Caporale
sembra voler stare dentro questa visione e sa e dice che la destra
non ha remore a vivere il suo essere di “destra”, anzi, esperta di come
va il mondo, invita, questa destra, a non farsi illusioni: il denaro tutto supera
e vince!);
2. immaginare una sinistra “minoritaria”, a causa di queste difficoltà
nel praticare idee di sinistra, è sbagliato, perché esiste una grande maggioranza
di persone, dai livelli culturali i più disparati, ma di solida coscienza etica,
magari sparse tra i diversi partiti e soprattutto tra i senza partito, in attesa
di una “rivoluzione” nella direzione del primato della Politica
e della sua “serietà” ideale e di vita. Una direzione si spera obbligata.
Soumahoro aveva aperto, proprio tra queste persone, una reale speranza
di cambiamento nel suo continuo porre l’attenzione sugli “ultimi”
(e nella memoria di qualche anziano corrrevano le parole di E. Berlinguer!),
una speranza però caduta miseramente, soprattutto quando a sua difesa
-così si apprende incredibilmente dai giornali- ha voluto sostenere un inedito
“diritto all’eleganza” solo per giustificare acquisti costosi!
(E dimentica colpevolmente quanto sia importante per l’eleganza in sé
il suo imprenscindibile carico di delicatezza e mitezza.)
E torniamo al punto: l’affermazione “le elezioni non sono il catalogo
dal quale scegliere il migliore di turno ...” sembra, nell’esaminare la storia
recente, almeno dagli anni pre e post Tangentopoli, esprimere una verità
innegabile, solo se si enumerano le “personalità” salite al palco del successo
e del potere, grazie a gare vuote di Politica e di Etica Pubblica.
La retorica bugiarda e imbrogliona ha soppiantato l’argomentazione
informata, e il rito/circo mediatico ha soppiantato l’incontro con le persone,
specie là dove le persone sono sole e abbandonate. Per non dire dell’odio
abbondantemente sparso, solo al fine di raccattar consenso tra chi ha paura,
contro chi, a prescindere dalle cause, “non ce la puo’ fare”,
Il nostro sistema di scelta di “rappresentanti/amministratori/governanti”
è fallimentare; ognuno infatti puo’ scrivere il suo elenco di “improbabili”
personalità al potere tanto lungo, da poter facilmente arguire che con il sorteggio
non potrebbe statisticamente andar peggio.
Con il sorteggio, i/le “leader” resteranno nei partiti a diffondere la bontà
delle idee e di visione del mondo, a orientare le scelte della Politica,
a raccogliere voti e seggi sui programmi, a dirigere una corale partecipazione
nel costruire un consenso libero da legami personali, mentre nelle istituzioni
andranno personalità sorteggiate, in pari numero uomini e donne,
nel rispetto del risultato elettorale, da un elenco di candidate/i ad hoc preparato
da ogni partito, nel rispetto di certi, definiti, condivisi criteri,
a salvaguardia del buon agire di tutte/i nell’interesse pubblico.
O no?
Severo Laleo
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