giovedì 17 novembre 2022

G20, Sierra Leone e le donne

 
Oggi 17 novembre, nel giorno di Santa Elisabetta 
di Ungheria, donna impegnata/attiva nel sociale 
a difesa/sostegno delle persone povere, può venire utile accostare due notizie riguardanti mondi/fatti apparentemente distanti tra loro.
La prima notizia è targata Ansa: "E' quasi tutto al maschile il G20 che si è aperto oggi a Bali sotto la presidenza dell'Indonesia. Al tavolo nella sessione di apertura, secondo quanto riferito, siedono infatti 41 partecipanti e solo 4 donne..."
La seconda la si legge sul sito Africa: "Il parlamento della Sierra Leone ha approvato all’unanimità 
un disegno di legge che garantirà che un membro 
su tre e un terzo di tutti i consiglieri locali siano donne. 
Il disegno di legge andrà ora al presidente Julius Bio 
per essere convertito in legge."
La prima considerazione. Perché i paesi più "ricchi" 
al mondo (G20) presentano, quando si mostrano in pubblico, un solo dominante aspetto fisico (e culturale), tutto al maschile? (L'immagine dei "potenti" della terra è quasi sempre una macchia scura opprimente nonostante qualche allegra cravatta.) Perché il "potere" non si interroga su questa insopportabile "macchia"? Perché i femminismi nel mondo "ricco" non insistono per riforme delle istituzioni nella direzione della parità assoluta uomini/donne? Perché solo alle donne si chiede (e spesso ahimè anche da parte di altre donne insospettabili) l'obbligo di "meritare" il "posto" nelle istituzioni in virtù di qualità e competenze? Eppure, 
se pari qualità e competenze si chiedessero ai tanti "maschi", le istituzioni si svuoterebbero oltre ogni misura.
La seconda considerazione. Perché un paese povero, tanto povero, la Sierra Leone, non appartenente all'"occidente dei diritti", si avvia a fissare per legge, sia pure nelle istituzioni locali, una presenza di donne pari a un terzo del numero totale della rappresentanza? Perché "laggiù" ritengono così importante la presenza delle donne nelle istituzioni 
al punto da approvare una legge ad hoc? È forse disdicevole prendere esempio dalla Sierra Leone e fissare per legge, senza altri indugi, la parità assoluta uomini donne nel Parlamento? (E da noi la presenza delle donne con le ultime elezioni scende sia nel Parlamento sia al Governo.) Se al grande tavolo della vita nel mondo siedono in numero quasi pari uomini e donne, perché al tavolo del "potere" (servizio pubblico per il bene di ogni persona) non debbano sedere in parità uomini e donne? Non esiste una sola ragione valida e difendibile per tanta disparità.
Un'ultima considerazione. Forse se la foto al G20 è oggi quasi interamente monocromatica, è perché ogni "potere" è sempre rappresentato esclusivamente da una sola "figura" (donna o uomo non ha importanza), in virtù di una passiva accettazione di una forma di "guida" politica che è un esito storico della cultura maschilista, cioè il monocratismo. Se, al contrario, si immagina una "guida duale", almeno per i paesi a democrazia consolidata, la foto dei paesi "potenti" avrebbe più colori.
E forse parità assoluta uomini donne nelle istituzioni e nei governi, e guida duale nelle posizioni di vertice  (bicratismo) molto probabilmente potrebbero rappresentare il superamento definitivo del patriarcato e dei suoi guasti.
O no?
Severo Laleo

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