Ormai il meccanismo è partito, è andato ingrossandosi nel tempo/spazio, è sempre più una valanga, impetuosa, che penetra dappertutto con i suoi mille rivoli laterali, fino a giungere al palcoscenico di un grande spettacolo nella TV italiana. Per applausi di morte in nome della libertà.
È il meccanismo della réclame della guerra.
Alla fine anche la guerra perde agli occhi di tutte/i, e nei continui discorsi "armati", il peso terribile delle morti e delle distruzioni, e il discorso di un leader, nelle varie sedi istituzionali, è ossessivamente teso alla ricerca di materiale bellico per la "vittoria"; e la nostra Europa, costruita, dopo la tragedia dell'Olocausto, sulla ragionata idea del "mai più", sull'indiscutibile idea della inevitabilità della pace, convinta di aver chiuso definitivamente i suoi conti con la guerra, si trova a seguire plaudente e senza lucida lungimiranza questa réclame, sia pure giustificata dall'idea, nostra, occidentale, sincera, di poter/dover aiutare, comunque e sempre, un popolo nella difesa della sua libertà.
Eppure quanta distanza c'è tra questo pensiero fisso di guerra/vittoria e il dolore delle persone. Se solo si concentrasse il pensiero sul dolore insopportabile delle persone vittime della guerra, abbandonando la retorica della Vittoria (in un senso o nell'altro esito costosissimo e non risolutivo), si capirebbe l'importante necessità della ricerca del dialogo/pace sin d'ora. Perché a nessuna/o viene in mente di aprire/spalancare le porte a tutte le iniziative per fermare la guerra? Non sappiamo forse che ogni guerra termina con un trattato di pace? Anzi, è proprio in quest'esito obbligato l'inutilità della guerra! L'inutilità del massacro. Forse bisognerà imparare, ne va della vita dell'umanità, a “contrapporsi senza massacrarsi" (Mauss). Anche perché la guerra uccide la logica e con la logica insieme muoiono l'etica e la politica.
Troppe/i inseguono la réclame della guerra e quasi mai si sente dire: basta, freniamo questa pazzia.
In verità con coerenza, con costanza, con amore per ogni "creatura", Papa Francesco grida, letteralmente, il suo "basta", ma i leader belligeranti, onnipotenti e soprattutto culturalmente "maschi", non ascoltano e si trincerano vicendevolmente nei sorrisi e nel sarcasmo di guerra. L'Europa assiste, segue, applaude, invia armi e non prende iniziative nel rispetto dei valori suoi fondanti. Ha scritto la filosofa De Monticelli su Domani di recente: "
"... gli appelli di centinaia di associazione riunite sotto la bandiera Europe for Peace ... insieme alle voci degli esponenti della grande tradizione diplomatica italiana dei costruttori di pace ... salgono dal cuore stesso di quello che fu il progetto fondativo dell'Unione Europea, nato dalla cognizione del dolore e volto a costruire nell'area europea un modello di democrazia sovranazionale in grado di prevenire, gestire e risolvere per le vie del diritto internazionale i conflitti tra stati e tra individui. Eppure l'attuale leadership dell'UE pare non se ne ricordi affatto."
Non si può non essere d'accordo.
O no?
Severo Laleo
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