E così alla fine è stato necessario tutto il coraggio, anche se da “seduto
alla scrivania del proprio studio”, di Ernesto Galli della Loggia
dalle colonne del Corriere per guidare il confuso e astorico e pavido (?)
mondo pacifista, o semplicemente tutte quelle persone sconvolte
dall’inesorabile susseguirsi dei “crimini di guerra” dei nostri giorni,
verso la “saggezza greca”, perché si capisca una volta per tutte
quanto sia importante/fondamentale la guerra, con tutto il suo seguito
di morte, anche dei “civili innocenti”, senza distinzioni di “donne,
vecchi e bambini”, per il successo glorioso della democrazia.
Chi è tanto temerario da contestare una verità così profondamente
scritta nel Libro Universale della Storia dell’Umanità?
Eppure qualcosa non torna, soprattutto perché il nostro Uomo
della Realtà della Storia e della Democrazia separa, da combattente
in piena guerra, nettamente, senza possibilità di analisi critica,
il discorso di “cosa è stato”dal discorso di “cosa potrà essere” nella Storia.
E in base a questa separazione, apoditticamente, tessendo un maschio elogio
della guerra/violenzasenzalimiti/distruzione/morte, sostiene/conferma:
esiste una sola Realtà, esiste una sola storia degli Uomini,
esiste una sola Democrazia.
Ma è davvero così? E’ vero, la guerra devasta il mondo da sempre,
dal primo ferino duello, tra fratelli incapaci di parlarsi e di accogliersi,
ma sarà pur figlia, la guerra, di una sua specifica cultura?
E si può ritenere essere questa cultura una cultura maschilista,
di uomini per uomini, tutta fondata sulla sola struttura mentale del dominio,
dell’eliminazione dell’Altro? E la democrazia (così, a caso?) è o non è
ancora una “forma” di gestione del potere tutta incardinata
sul sistema maschile del “Capo” (anche quando il Capo è una donna)
e dei suoi seguaci?
A chi si acquieta, senza provar (tanto non serve!) pietà per chi soffre e muore,
dell’inesorabile gioco, a eliminazione, dell’”uccidere per uccidere”,
milioni e milioni di persone, ancora oggi silenziose, possono oppore,
e oppongono, un nuovo attivismo almeno per aprire una strada al rispetto
delle convenzioni internazionali e degli appelli dell’ONU, e non solo,
e perché si evitino i “crimini”. I crimini!
E forse si potrà evitare anche il pericolo di una fine del mondo, eh sì,
perché EgdL non ricorda l’effetto, tragico ieri, delle “prime” bombe atomiche,
inutili, sul Giappone, e non calcola gli effetti, finali oggi, di una guerra totale;
e qualcuno potrebbe conseguentemente aggiungere, perché spaventarsi
se da una guerra totale/finale potrà nascere una nuova definitiva Democrazia?
Eppure esiste un’altra cultura, un altro modo di vedere e gestire e trattare
a parole ogni conflitto. E’ la cultura alimentata dal pensiero dei femminismi
antiguerra.
“La storia -si chiede Lea Melandri- può cambiare? Mi verrebbe da dire
che la storia è già cambiata dal momento che ha portato allo scoperto
il dominio maschile, gli orrori della “virilità guerriera”, i legami tra sessismo,
razzismo, classismo, nazionalismo, ecc. “Pace” oggi per me,
come per molte altre femministe, vuol dire porsi “su un altro piano”,
andare alle radici di quel primo atto di guerra che è stata la sottomissione
delle donne, considerate “natura inferiore”, “animalità”, il loro asservimento
al sesso vincitore.
E’ da questa guerra mai dichiarata, e perciò più subdola, invisibile
perché coperta dalla sua “naturalità”, che nasce il perverso connubio
tra distruzione e salvezza, tra guerra e umanitarismo, guerra e religione.
Se, come ho scritto più volte, “gli orrori hanno un genere”,
è da questo fondamentale retroterra che dobbiamo partire per dar modo
al pensiero e all’immaginazione di scoprire nuovi modi per uscire
dalla barbarie che abbiamo ereditato.” (Il Riformista, 16 marzo 2022)
E' d'obbligo provare.
O no?
Severo Laleo
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