Grazie a Renzi, sindaco di Firenze
e candidato alla segreteria
del Pd,
il numero 100 ha vissuto e vive un
successo straordinario.
Forse più ampio del successo riservato, in
Emilia Romagna, al gioioso inno di auguri
in liscio di Franco Bastelli: 100 di questi giorni.
100
è diventato un numero “assoluto” (o cento
o niente),
un numero limite entro il quale rinchiudere
tutto, a forza,
e, insieme, un numero identitario. Anche
per Firenze.
Quanti sono i “luoghi” a Firenze? 100, si sa.
Quanti sono i “punti” del Big Bang? 100, si sa.
Quanti sono i “tavoli” alla Leopolda 2013?
100, si sa.
E quanti sono gli “euro”, quando Renzi propone
un aumento
“in
busta paga per il ceto medio”? E’ difficile sbagliare: 100.
For ever. Quasi un’ossessione di gioco.
Nella retorica facile, e orecchiabile, e
gustosa di Renzi,
100
è la meta, il punto d’arrivo, la conclusione, la parola magica
di ogni iniziativa, di ogni programma, di ogni
progetto.
Una parola simbolo. Facile. A suono chiaro.
Un marchio da ricordare. E da ripetere.
E per i seguaci 100 rappresenta il “dato” per eccellenza, fisso,
già definito e deciso, non modificabile, da
seguire,
da accettare. E’ così, e basta.
Non riesco a immaginare la libera creatività
di persone giovani
bloccata e inaridita nella gabbia chiusa
del 100.
Le persone giovani hanno voglia di “contare”,
non han voglia di fermarsi a 100, di chiudersi nel recinto
già costruito, hanno bisogno di aprirsi al
nuovo, al cambiamento,
dovunque si trovi, a destra o a sinistra.
A L’Aquila, a ricordare le origini e insieme la storia e la vita,
nella sua continuità nel tempo, della città,
da una parte,
la campana della Torre Civica séguita,
nonostante i puntellamenti del terremoto,
attraverso la tradizione dei suoi 99 rintocchi,
a spingere gli aquilani tutti a guardare
avanti, sempre,
a rinnovarsi, a ricostruire continuamente
gli animi
e i luoghi, a cambiare, dall’altra, la Fontana delle 99 Cannelle,
tornata a nuova vita, offre nella purezza
dell’acqua corrente
l’invito a tenersi vivi e liberi, mai domi.
Il numero 99 non segna dunque un punto d’arrivo,
ma tiene aperta la via al futuro, al
rinnovamento,
perché il 99 è un numero aperto, un numero monito,
un numero resistente, solo dal quale è
possibile spiccare
il volo creativo per liberi librarsi: guai
a fermarsi a 100.
O no?
Severo Laleo
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