E’ ancora molto diffusa in Italia una
cultura politica servile.
Una cultura, vorrei chiarire per non
offendere, di fatto
a seguito/servizio di un “leader”.
E solo del “leader”.
Tutto quanto è intorno, persone e risorse,
sembra inesistente.
Una cultura facile a innamoramenti per il “capo”.
Una cultura per una predilezione all’ammirazione,
all’esortazione, agli auguri, all’attesa,
a volte con un accorato “attento
a…”, rivolto al “salvatore”.
Una cultura al “seguito” di chiunque
abbia un “fare” da “capo” .
A prescindere dalle qualità del capo. Basta
la sua ascesa.
Appunto, una cultura più da “seguito”
e non da “critica”.
Almeno sin quando il leader è/appare forte.
Un esempio? Basta ricordare il Minzolini al “seguito” di Berlusconi
a L’Aquila.
Ecco brani dal suo pezzo, per nostra memoria politica.
E già contiene il pezzo tutta la retorica del
“seguito”:
il “capo”
conosce
i dati, comprende i problemi, prevede/indica
i tempi, è veloce nell’azione,
porta novità
di idee, è fonte d’entusiasmo, e altro ancora. Leggiamo.
La Stampa 9 Aprile 2009.
Il piano giapponese del premier operaio ''Prometto pene più severe
per gli
sciacalli'' Il Cavaliere tra la
gente colpita dal sisma
“Snocciola un numero infinito di cifre...Poi con in mano le gigantografie delle foto
“Snocciola un numero infinito di cifre...Poi con in mano le gigantografie delle foto
scattate dall'aereo evidenzia con
l'indice le parti più colpite … Fa
previsioni sui tempi necessari
per stimare i danni («almeno un mese e
mezzo»)...per tirare su il morale dei presenti
di fronte alla disgrazia e alla
morte che ha colpito questo pezzo d'Italia si concede una battuta:
«Sono 44 ore
che non dormo. Un record di resistenza per uno che ha 35 anni»....
ha il piglio deciso del direttore dei
lavori, del comandante dei pompieri, del capo militare,
ma anche la comprensione
del prete....nelle emergenze si esalta. La sua attitudine
e' la politica del «fare». ....Quando e' alle
prese con problemi pratici ...si intriga....
I presidenti del consiglio della Dc di una volta sarebbero arrivati
dopo una settimana.
Lui si e' recato li' a 9 ore dal terremoto e ha
continuato andarci nei due giorni seguenti....
lui si sente a suo agio, gli altri ministri che sono con lui restano in
silenzio....
Dalla sua bocca escono
idee su idee... ha lanciato una miriade di proposte. La politica del fare.
All'Aquila come a Napoli. Sfoggia il
consueto «pragmatismo».... il Cavaliere e' un tipo
che bada al sodo...Gioca
sulla velocità delle decisioni.... c'e'
il premier-ingegnere
che spiega le tecniche anti-sismiche giapponesi...c'e' il
premier-generale: «Blinderemo
la citta' con l'esercito...il premier-prete che
si commuove di fronte all'anziana signora
che lo invoca: «Silvio aiutaci, non
ho più nulla, non ho nemmeno i denti». «L'Italia risponde
- le spiega -
facciamo il possibile». Come dire: abbi fede.”
“Abbi fede” è la perfetta conclusione
della dipendenza piena dal ”capo”.
D’accordo, Minzolini ha un suo stile, sembra un adulatore con qualche
interesse,
ma è la cultura del “seguito” a non tramontare, anzi acquista
prestigio se un esponente di questa cultura (Severgnini:
non è in discussione la qualità della persona) può
scrivere sul Corriere
del carattere del “capo”, delle sue aspettative
per le decisioni del “leader”,
delle sue preoccupazioni per
l’esito della prova, dell’importanza
del “fare” e dei “fatti”, sempre e comunque
legate a un “solo uomo”,
del suo impegno a dare i suoi consigli,
sempre alla “persona” del Premier.
Ecco qualche brano: ”Il nuovo presidente del Consiglio dovrà fare
di più.
Dovrà tirar fuori le sue qualità e vincere le proprie debolezze: perché
la sua prima volta
è forse la nostra ultima spiaggia…Come ogni nuovo capo
di governo, Renzi godrà
di cento giorni di luna di miele con l’opinione
pubblica… In questo (poco) tempo
dovrà
dimostrare di avere obiettivi chiari, sfruttare le nostre risorse
(indiscutibili)
ed evitare tentazioni (inevitabili). Le tentazioni del carattere, per cominciare.
Matteo Renzi,
secondo le migliori tradizioni regionali, è impulsivo e impaziente.
Due caratteristiche utili, in mezzo a tanta
rassegnazione: a patto di non esagerare.
L’Italia è stordita dagli annunci:
ha bisogno di fatti. ... Un leader
deve condurre:
non seguire umori, applausi e sondaggi. Deve passare alla storia, non passare l’estate. …
Se mescolerà entusiasmo e prudenza, Matteo
Renzi potrà andare lontano: il
coraggio
e l’ambizione non gli mancano. Neppure la consapevolezza che
l’Italia sta accumulando
ritardi drammatici, in molti campi. Ma bisogna correre insieme, per una volta”.
Non è l’abbi
fede di Minzolini, ma un invito a correre insieme.
Nell'assenza totale di un discorso di Politica.
Ma
perché è così viva e diffusa in Italia la cultura del “seguito”?
Sarà
perché siamo abituati ad “arrangiarci” da soli, magari
accucciati,
senza capire che "nulla
si fa da soli e che tutti dipendiamo gli uni dagli altri"
(dal Manifesto del Convivialismo)?
Forse
perché la lezione liberale di critica del potere di Piero Gobetti
non
è mai diventata eredità culturale comune.
O
no?
Severo
Laleo
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