sabato 12 aprile 2025

Dirigente classe di destra

 Si è già incaricato, e a suo modo, Gramellini di chiosare il discorso (si fa per dire!) di Lollobrigida sulla moltiplicazione del vino e il discorso (si fa per dire!) di Nordio sulla colpa (e quale colpa!) dei giudici nel sovraffollamento delle carceri. 

Certo, di fronte a così assurde manifestazione di pensiero è lecito sì sorridere, ma sarebbe giusto soprattutto indignarsi, perché chi ha la responsabilità di governare dovrebbe dimostrare di possedere almeno un elementare buon senso. E Lollobrigida e Nordio hanno superato il segno già più volte: hanno aggiunto a vecchie sguaiataggini nuove insulsaggini!

Chissà, forse per la tranquillità del ministro della giustizia, sarebbe opportuno, dato il livello delle argomentazioni, chiedere al ministro dell'agricoltura di intercedere presso chi sa, essendo, a suo dire, persona di fede, anche per la moltiplicazione, non solo del vino, bensì delle carceri.

O no? 

Severo Laleo

giovedì 10 aprile 2025

Ma è la violenza/guerra un'eterna condanna?

 Caro Scapece,

hai letto su Domani di Sabato, 5 Aprile, il bell'articolo di Raffaele Simone, come al solito chiaro e stimolante, dal titolo "Cercare le origini della conflittualità. Soltanto così capiremo questo tempo"? Se sì, perché non me ne hai parlato subito? Tu sai quanto sia sentito il mio interesse a capire "le origini della conflittualità", e quindi della guerra! Vabbè, ti perdono, ma ti infliggerò, a mo' di penitenza, questa mia rapida lettura/riflessione.

Sai, nel suo articolo, Simone, dopo aver sottolineato la diffusione, in questi tempi di "riarmo", di una "mentalità guerriera", e cita a proposito il "rozzo" Hegseth, analizza due "importanti" libri, "animati da un esplicito spirito hobbesiano [<Homo homini lupus>]". Per dirti in breve, la tesi di fondo del libro di Gianluca Sadun Bordoni, "La guerra e la natura umana", è che la guerra "è comunque sempre con noi" e che la pace è "un'invenzione moderna"; e anche per Alfio Mastropaolo, autore del libro "Fare la guerra con altri mezzi", un'analisi "serrata" e "fittissima -scrive sempre Simone- di riferimenti storici e dottrinali", la guerra, alla fin fine, si conferma "permanente".

Come vedi, caro Scapece, mi tocca per forza aggiungere questi altri due libri all'elenco dei libri da leggere, sia perché è giusto capire meglio le ragioni delle tesi dei due autori, sia per controllare se è stata presa in considerazione l'idea (se può esistere) che la guerra in realtà sia un'invenzione culturale solo maschile (non dirmi niente, tanto conosci la mia fissazione!).

Ebbene, chiusa l'analisi dei libri, Simone osserva la presenza, accanto alle guerre "in grande", delle guerre "in piccolo", quelle tra "persone e gruppi: baby gang, coltelli o armi in tasca, challenge e provocazioni, giochi pericolosi, stupri di gruppo, bravate criminali... Se le guerre in grande derivano dallo scontro dei macrosistemi analizzati da Mastropaolo, quelle in piccolo crescono e si nutrono nel malsano brodo di violenza creato dalla fusione del mondo mediatico col mondo reale". Simone, continuando nella sua osservazione, conferma (e sottolinea?) l'esistenza di una "maschiosfera" in quel mondo culturale di "guerra permanente"; e alla fine s'interroga: "Come non sospettare che le guerre in grande siano la versione ingigantita e mortifera di quelle in piccolo loro base comune sia la propensione umana alla violenza?"
Il sospetto è condivisibile, anche se forse è possibile sostituire l'aggettivo "umana" , accanto a "propensione", con l'aggettivo "maschile".
O no?
Stammi bene Scapece, e sempre buone cose,
il tuo Severo.

mercoledì 9 aprile 2025

Trump, il limite e le risate repubblicane

 Nelle relazioni tra persone, sempre, ma specie se investite
di un ruolo pubblico, la norma, non solo formale,
ma decisamente sostanziale, è il reciproco rispetto.
E cos'è il rispetto? Essenzialmente il rispetto è il considerare
l'altra persona alla pari, appunto nel rispetto pieno
di una comune dignità: in breve, la dignità della persona
rappresenta il limite oltre il quale a nessuna/o
è consentito andare; superato il limite, si cade nell'oltraggio.
Ed è subito violenza!
Ebbene Trump, uso all'oltraggio volgarviolento per chi non è con lui
e agli elogi spropositati e elementari per chi gli è fedele,
non conosce il limite e vede, con tronfiocomica vanità personale,
nelle altre persone (nel caso in questione, nelle/i rappresentanti
di altri Stati) semplicemente
"una fila di supplicanti pronti a baciargli il culo!"
Che il vocabolario di Trump (per non parlare della sua logica)
sia infantile e volgare, può anche essere tollerato, ma che quel vocabolario,
segno di una visione sprezzante della relazione con l'altra/o,
possa suscitare "risate" nel Comitato nazionale repubblicano
marca la fine (temporanea cmq) del discorso politico: la democrazia
s'inchina al Capo!
O no?

Severo Laleo

P.S. E ora a tutta birra con le esecuzioni capitali: la civilizzazione dell'America è a una sua svolta raccapricciante.

sabato 5 aprile 2025

E i senatori Usa Cantwell e Grassley scoprono la cultura del limite

 Il Trump obsoleto e goffo del cartellone daziario, gonfio del suo personale potere, illustra la sua decisione commerciale ai suoi sudditi e suddite obbedienti. Il mondo osserva, tra ammirazione latente e viva preoccupazione, il potente capo decisionista maschio con cartellone, e già tanti qui e là corrono a elogiare il potere dell'Uno, il nuovo Putin dell'occidente (e c'è chi in Italia ritorna a inseguire con rapidità l'approvazione del premierato! E sottintende: la democrazia è lenta e limitante).

Appunto, la democrazia è l'arte di definire "limiti" al potere (eppure in tutto il mondo ancora nessuna/o tocca/riforma l'arbitrarietà del monocratismo in sé, quale esito di una cultura esclusivamente patriarcale!)

Così, negli Usa, ucciso (si crede, almeno!) il Deep State, si risveglia, con una sua credibile voce, la rappresentatività della politica e due senatori, bipartisan, aprono il ciclo critico.

Ed ecco di seguito, proprio a segnalare il senso di una "cultura del limite", quanto si legge nel sito senatoriale di Maria Cantwell:

"I senatori Cantwell e Grassley presentano un disegno di legge bipartisan per riaffermare il ruolo commerciale del Congresso. La legislazione richiede al presidente di spiegare il ragionamento e gli impatti delle nuove tariffe al Congresso entro 48 ore; tutte le nuove tariffe scadranno dopo 60 giorni a meno che il Congresso non le approvi esplicitamente.

WASHINGTON, DC – Oggi, i senatori statunitensi Maria Cantwell (D-WA) e Chuck Grassley (R-IA), entrambi membri senior del Senate Finance Committee, hanno presentato una legislazione bipartisan per riaffermare il ruolo chiave del Congresso nell'impostazione e nell'approvazione della politica commerciale statunitense. Il Trade Review Act del 2025, modellato sulla War Powers Resolution del 1973, ristabilirebbe i limiti alla capacità del presidente di imporre tariffe unilaterali senza l'approvazione del Congresso.   

"Le guerre commerciali possono essere altrettanto devastanti, motivo per cui i Padri Fondatori hanno dato al Congresso la chiara autorità costituzionale sulla guerra e sul commercio. Questa legge riafferma il ruolo del Congresso sulla politica commerciale per garantire che le politiche commerciali basate su regole siano trasparenti, coerenti e avvantaggino il pubblico americano. Le tariffe arbitrarie, in particolare sui nostri alleati, danneggiano le opportunità di esportazione degli Stati Uniti e aumentano i prezzi per i consumatori e le aziende americane", ha affermato il senatore Cantwell. "Come rappresentanti del popolo americano, il Congresso ha il dovere di fermare le azioni che causeranno loro danni".

"Per troppo tempo, il Congresso ha delegato la sua chiara autorità di regolamentare il commercio interstatale ed estero al ramo esecutivo. Sulla base dei miei precedenti sforzi come presidente del comitato finanziario, mi unisco al senatore Cantwell per presentare il Trade Review Act bipartisan del 2025 per riaffermare il ruolo costituzionale del Congresso e garantire che il Congresso abbia voce in capitolo nella politica commerciale", ha affermato il senatore Grassley.

Il disegno di legge ripristina l'autorità e la responsabilità del Congresso in materia di tariffe, come delineato nell'Articolo I, Sezione 8 della Costituzione, ponendo i seguenti limiti al potere del presidente di imporre tariffe:

Per promulgare una nuova tariffa, il presidente deve notificare al Congresso l'imposizione (o l'aumento) della tariffa entro 48 ore.

La notifica al Congresso deve includere una spiegazione delle motivazioni del presidente per l'imposizione o l'aumento della tariffa, e

Fornire un'analisi del potenziale impatto sulle aziende e sui consumatori americani.

Entro 60 giorni, il Congresso deve approvare una risoluzione congiunta sulla nuova tariffa, altrimenti tutte le nuove tariffe sulle importazioni scadono dopo tale termine.

In base al disegno di legge, il Congresso ha la facoltà di porre fine alle tariffe in qualsiasi momento, approvando una risoluzione di disapprovazione.

Sono esclusi i dazi antidumping e compensativi".


Forse qualcosa si muove negli Usa e non è un male. 

O no?

Severo Laleo

venerdì 4 aprile 2025

Di tal Carrasco "il verso di ade"

 Caro Scapece, 

come ti va? Hai già assorbito i colpi del ciclone sbandato Trump? Mah! Certo, viviamo tempi abbastanza difficili, forse pericolosi, e comunque rozzi di violenza; eppure, e tu già sai, nonostante tutto, io sono abbastanza ottimista: credo nella serenità della maggior parte dei giovani, uomini e donne, e nel fatto che abbiano interiorizzato così fortemente, e quasi naturalmente, il desiderio di libertà che non penso si faranno turlupinare da questi nuovi ricchi giocatori d'azzardo autoritari e sciovinisti fuori tempo massimo.

Sembrano queste nostre nuove generazioni tutte schiave degli smartphone, delle piattaforme social, in verità, proprio quelle piattaforme, quei canali social hanno dato alle nuove generazioni un'impronta nuova di libertà, non facilmente addomesticabile. E vabbè, su questo ti linko il mio "La guerra, i capi e le/i governate/i" e cambio discorso.


Parliamo di cose più divertenti. 

Mi è capitato l'altro giorno di leggere un piccolo libro giuntomi a casa a seguito di affettuosi suggerimenti. Il titolo è "il verso di ade", così tutto minuscolo, di tal Gunther Maria Carrasco, per i tipi di déclic, e già qui siamo di fronte a qualcosa dal sapore musicale. 

Ho letto tutto d'un fiato (ah, se mi leggesse tal Gunther!), ma, alla fine, devi sapere, mi sono divertito, anche se sono caduto nella trappola di voler capire il perché della lupa e del vano. Ma ho subito lasciato il cupo per tornare al gioco. All'esperimento. Non so se dire letterario o semplicemente di scrittura. In ogni caso godibile. Nel risvolto di copertina troverai la "sinossi". Eccola, così avrai un'idea chiara anche del testo: "Volevano solo fare colazione Pardo e sua figlia Ade. Ed ecco che la piccola scompare in modo oscuro. Pardo si mette in cerca, e non lui solo. La quête sarà popolata da un satiro su una poltrona a rotelle guidata dalla forza di volontà, da un dubbio maresciallo con il suo inseparabile pappagallo, da una nonna nottambula e da un nonno sognatore. E la mamma? Dov'è finita la mamma? La mamma adesso è No. Una cosa alla volta. A complicare il tutto, un'epidemia di versi in volo. E Manichino, scusa, non lo dici? Sicuro, Ade, anche Manichino, ma non nella sinossi: un po' più in là". 

Bisogna ammettere, caro Scapece, noi siamo abituati a narrazioni "sensate", rischiamo quindi di chiudere ogni ascolto dinanzi a qualsivoglia "diversità". Così, mentre troppi nel mondo vogliono ristabilire l'ordine fisso dualgender, ben venga a dirsi l'ampio mix di generi. Rompere i confini è sempre salutare, anche per la gioia di raccontare. 

Gioiosamente😉 la lingua di Carrasco è usa capriolare libenter fino all'estremità del foglio, dove si inarca in una verticale mai pericolosa; e per forza, perché la mente ricerca comunque il suo ordine nel marasma delle braghe voraci della lingua. E si illude Trump di usare il martello di Pavone per uccidere il vocabolario americano; la lingua è sempre libera, non si piega, è compos sui, e ogni operazione è operazione nulla, operazione stanca, operazione alla valditara. L'utente (libera/o) costruisce sempre il senso (democratico) laddove tutto si destruttura e si sfracella: non praevalebunt!

Potrai anche essere colpito da un settenario e tramortito da un endecasillabo, ma l'incolumità è salva, perché saprai resistere fino alla fine estendendo i significati. Il senso della vita è qui: cammini e cammini, cadi e ricadi, procedi e procedi, e per cosa? Per conquistare la fermezza: nessuna/o tocchi la libertà!

Altrimenti si rischia di svanire.

Eppure la maestria alta di tal Carrasco prende il sopravvento sul gioco, ad esempio, nella descrizione/incontro con il maresciallo, descrizione preziosa e pregiata, dove perfetto è l'equilibrio tra "eloquio" e "chiappette", tra suoni e sensi, anche se robusto è l'inchino ubbidiente e disciplinato ai limiti sintattici. E torna al successo l'ordine. E tutte/tutti con taxi!

Non ti aggiungo altro, e si potrebbe. Perché tanto altro c'è. Ad esempio, se vuoi leggere pagine di delicata cura e d'incanto d'amore, non perderti il seguito a partire da "la prima volta andò a sbattere sul vetro".

Vabbè, ora te l'invio "il verso di ade", divertiti!

Stammi bene,

tuo Severo




giovedì 3 aprile 2025

E il capo si svela obsoleto (e goffo)


 Non è stato notato da molti, ma del giorno della "liberazione americana", giorno già definito storico proprio da chi la storia strapazza, sarà consegnata agli atti una foto simbolo, come dire, fuori tempo, datata, quasi a segnare un ritorno al passato, per forma e materia.

Sì, perché nel paese della Silicon Valley, affollato di Power Point e colorato di mille Slides in ogni dove, il Presidente degli Usa, Donald Trump, nel suo cappotto divisa, all'apice del suo personale esercizio del Potere, si presenta, alla giornata della "liberazione americana", in giardino, ai suoi fedeli, per illustrare i dazi, sì, questa grande innovazione senza precedenti, i dazi, e si trova a reggere nelle sue mani, malamente e goffamente, senza eleganza istituzionale, un cartellone enorme, non maneggevole e illegibile.

Chissà, forse un giorno sarà questa foto, dell'uomo con cartellone, a ben rappresentare i progetti di involuzione, in ogni direzione, di una Presidenza Usa, la più sostenuta con corrivi ossequi dalla più avanzata industria tecnocratica.

O no?

Severo Laleo