giovedì 18 maggio 2017

Né di destra né di sinistra, il cammino triste dei “seguaci”





Si chiama Cédric Villani, ha 43 anni, il candidato ideale di En Marche,
il movimento -meglio forse si potrebbe dire, la “marcia”- di Macron.
A leggere il Corriere.it si tratta di un celebre matematico,
vincitore nel 2010 della medaglia Fields (per comodità definita
l’equivalente del Nobel), e oggi direttore dell’Institut Henri Poincaré
di Parigi.” Un gran competente!



Intervistato, in quanto candidato macroniano all’Assemblea Nazionale
in una zona “con quartieri popolari e altri abitati dalle cosiddette élite”,
così illustra il suo progetto: “La sfida fondamentale qui, e a livello
nazionale, sarà far dialogare le due realtà, fare sentire tutti parte
di uno stesso progetto”. E quasi cancella, credo si possa arguire, 
il conflitto democratico sinistra/destra.
(Ma un nostro giovanissimo Piero Gobetti, non valente matematico,
ma semplicemente osservatore critico della società, non sarebbe d’accordo.)



Quando il giornalista del Corriere.it, il corrispondente da Parigi
Stefano Montefiori, gli chiede se prima di Macron si definisse
di destra o di sinistra, il matematico, indossando la sua veste
di cittadino e di elettore, risponde: “Non ho mai voluto scegliere,
ho sostenuto personalità di sinistra come Anne Hidalgo
o Gérard Collomb ma appoggiavo loro, non il partito.
Quando è arrivato il movimento di Macron ho pensato che sembrava
fatto apposta per me”.



Ecco, questo giovane matematico nella sua vita civica di elettore,
pur votando, in realtà non ha mai scelto tra destra e sinistra,
e mai ha appoggiato/sostenuto idee di partito, ma solo singole 
personalità. E oggi la scelta di né destra né sinistra di Macron
sembra fatta apposta per lui. Legittimo, possibile, ma non auspicabile. 
E’ già successo nella storia: porsi al servizio di un uomo, 
e non di idee/valori, diventare un seguace, sostenere di essere 
né di destra né di sinistra con il fine poi di unire
élite e popolo”, non è una scelta nuova di cambiamento 
per la democrazia, ma di continuità con il passato e attraverso 
antichi percorsi.



Forse Cédric Villani, 43 anni, nel suo pensare/agire politico -si fa solo
per reggere una polemica, giudicare la persona sarebbe qui una pretesa
ingiustificabile-, continua, da gran matematico, a scegliere di essere 
un grosso numero in una serie al seguito. Il futuro esige altro.



O no?

Severo Laleo

mercoledì 17 maggio 2017

Né di destra né di sinistra: la nuova ideologia (antidemocratica)... del trasformismo




Le ideologie sono un residuo del Novecento. Dicono in tanti. Troppi.
Ma davvero? E’ sicuro?
Non è forse un’ideologia robusta anche la corsa novella verso l’annullamento
di senso dell’essere di destra o di sinistra, soprattutto da parte di nuovi
giovani leader (tutti di genere maschio)? E tutti solitari capitani a tu per tu
con il popolo, almeno quel popolo ammaliato dal nuovo verbo:
né di destra né di sinistra?

Solo Papa Francesco, con ammirevole coerenza, senza cedere al dinamismo
agitato dei nuovi capipopolo, giocatori al banco del Potere, continua,
con parole e azioni, a ricordare il messaggio fondamentale del senso
della sinistra in politica: la lotta alle disuguaglianze
per il primato della persona.
Tutti gli altri “leader” sedicenti né di destra né di sinistra, nel rifiutare
l’idea fondamentale della sinistra, non abbandonata da Papa Francesco,
tendono, accalappiando il Potere, con contorte, obsolete modalità di raccolta
del consenso, a confermare le disuguaglianze.
E all’unisono, al di là del valore personale di ciascuno
-e le differenze sono tra loro a volte abissali, per serietà e competenze-
sembrano dire: Ghe pensi mi!

Né di destra, né di sinistra, s’agita a dire ora anche Macron!
E cosa inventa per il suo governo? La teoria dell’amalgama!
Qui un po’ di sinistra, là un po’ di destra. Tanto il centro non manca mai!
A ben vedere, non si tratta dell’esito di una necessità istituzionale, no;
si tratta della vittoria dell’ideologia del superamento di destra e sinistra.
En marche, in cammino, per strada...per andare dove?
Macron sarà anche un’ottima persona, ma apre una strada pericolosa.
Nasce il trasformismo del nuovo millennio, per di più – guai a informare
di questo le/i Francesi dei Lumi!- sfruttando un brevetto tutto italiano
a partire da Depretis!
Il trasformismo è davvero forte e annulla ogni antica cultura;
anzi in Italia riesce a rendere monarchico anche un repubblicano!
Ma la continuità né di destra né di sinistra traccia in Italia una sua strada:
Depretis, Giolitti, Fascismo.
Quale sarà la strada in Francia? Si può rischiare?

Si spera trovi un freno questo nuovo trasformismo da nuovo millennio
nel rifiuto sensato, critico e libero di milioni di persone di “sinistra”,
nel senso ancora con forza tracciato da Papa Francesco,
e si spera si possa bloccare questo esercizio ambiguo del potere politico,
affidato ora alla miracolosa gestione del monocrate maschio di turno,
per giungere a un’estensione della democrazia tra uomini e donne alla pari.
Per un’uguaglianza della dignità della persona, sempre.

O no?
Severo Laleo

P.S. L’idea di un governo di uomini e donne alla pari (11 e 11) in Francia
ormai può dirsi una costante: con Hollande sembrò una “graziosa concessione”;
ora appare un fatto istituzionale, necessario: la strada è giusta.

domenica 7 maggio 2017

Viva Macron! Peccato, ancora un’occasione perduta



Macron ha vinto. La scelta delle parole, 
nel suo discorso presidenziale, “umiltà, forza e amore” 
per il suo servizio alla Repubblica è degna di apprezzamento.
Ma ancora tutto continuerà a scendere dall’alto.
Ancora troppo dipenderà da un potere monocratico.
La democrazia è sempre ferma al gradino del voto.
Chi scriverà le regole per una nuova, democratica
Costituzione?
Solo la France Insoumise aveva proposto di andare
oltre la Quinta Repubblica, attraverso passaggi
di una qualche novità. Questi, segnati in neretto:
La monarchie présidentielle est à bout de souffle.
Il faut l’abolir. Nous voulons en finir avec la Ve République. 
L’oligarchie et la caste au pouvoir ne représentent
pas le peuple. Pour cela, nous proposons aux Français
d’écrire une nouvelle Constitution, celle de la 6e République.
Le peuple souverain doit redéfinir nos règles démocratiques 
et définir de nouveaux droits
sociaux, écologiques et émancipateurs.
Convocation d’une Assemblée constituante par référendum
(article 11 de la Constitution actuelle)
Référendum final d’approbation par le peuple français
Transparence des travaux pendant toute la durée
d’écriture de la nouvelle Constitution
Aucun parlementaire de la Ve République
Permettre à tous les citoyens d’y participer
(congés professionnels, rémunération pendant les travaux)
Autant de femmes que d’hommes
Désignation à la proportionnelle nationale,
incluant des personnes tirées au sort.

Forse la Francia ha perso un’occasione per guidare
l’Europa verso una democrazia di persone alla pari.
Questo compito toccherà ormai ad altri.
O no?

Severo Laleo

giovedì 4 maggio 2017

Fake news e … Tucidide


Per il direttore dell’ANSA, Luigi Contu, “una notizia è un fatto vero, 
rilevante e che interessa la collettività. Una fake news è una notizia 
volutamente falsa".
Si può concordare, anche se il rapporto tra notizia e fatto vero è sempre molto
problematico. Ma, ed ecco il punto ancor più grave, se la fake news
gira sui social diventa -è facile immaginare in questi tempi di comunicazione
imbrogliona- spessissimo vera per molti. Perché?
Perché, ammonisce da un lontano passato Tucidide, “molti, 
con troppa leggerezza, preferiscono arrestarsi agli elementi immediati
che non esigono applicazione e studio”; e “in genere accolgono e tramandano 
fra loro, senza vagliarle criticamenteanche se concernono vicende 
della propria terra, le memorie del passato.”



Per Tucidide ogni notizia/fatto deve essere “frutto di indagini e di studio”,
deve passare al “vaglio di indizi e testimonianze”, anche perché il fine
di chi vuol diffondere notizie e raccontare fatti è “la ricerca della verità”.
E così continua Tucidide, nell'illustrare il suo metodo di lavoro
nel raccogliere fatti e notizie e discorsi: “ho ritenuto mio dovere descrivere
i fatti non sulla base di elementi d'informazione ricevuti dal primo 
che incontrassi per via; né come paresse a me, con un'approssimazione arbitraria,
ma analizzando con infinita cura e precisione,
naturalmente nei confini del possibile, ogni particolare dei fatti cui avessi 
di persona assistito, o che altri mi avessero riportato.

I produttori/sostenitori delle fake news sono avvertiti.
O no?

Severo Laleo