Caro
Presidente Napolitano,
c’è qualcosa
di antico nelle “procedure formali”,
da tempo consolidate,
per la formazione di un governo.
Forse oggi non
sono più adatte a questi tempi nuovi.
Una forza “rivoluzionaria”, o almeno del “cambiamento” dell’agire politico,
è
entrata in Parlamento.
I nuovi
eletti del M5S sono portatori di un
nuovo modo
di concepire
la democrazia, aspirano a realizzare
la sua più
ampia estensione per giungere alle decisioni.
Sono per la
democrazia dell’ “Uno Vale Uno”, una
nuova idea
di
democrazia, una democrazia, cioè, “teorizzata da molti,
ma mai
veramente messa in atto con strumenti adeguati”.
Prevede,
questa nuova idea di democrazia, “la volontà
di mettere
nelle mani dei cittadini la possibilità di fare
la differenza
e di poter contribuire fattivamente al processo decisionale
su questioni che
lo riguardano direttamente o indirettamente”.
Ora, caro Presidente, molti “cittadini” sono in Parlamento. E molto
tengono al ruolo importante
di “cittadini”. Addirittura la
capogruppo
del M5S alla Camera s’è offesa nel sentirsi
dare dell’”onorevole”,
e ha preteso
per sé il nome di “cittadina”.
Caro
Presidente, per favore, non si chiuda in gruppi ristretti,
sperimenti questa nuova strada, nel rispetto delle idee del M5S,
ascolti questi “cittadini” in Senato, uno ad uno,
sperimenti questa nuova strada, nel rispetto delle idee del M5S,
ascolti questi “cittadini” in Senato, uno ad uno,
anche via Skype, non credo pretendano “formali” canali di
comunicazione,
perché, sempre nel rispetto
della democrazia del M5S, ogni
senatore Vale Uno.
Solo con una
diretta responsabilità personale, caricata ora
del nuovo
ruolo istituzionale, con una responsabilità, cioè, di “cittadini”,
e non di Gruppo,
che è comunque guidato da portavoce esterni,
potranno, questi “cittadini”, in un colloquio faccia a faccia con Lei,
garante per tutti della Costituzione e della libertà politica di ciascuno,
contribuire a risolvere i Suoi
nobili dubbi e contribuire alla Sua riflessione.
Quando il nuovo
si affaccia, se è veramente nuovo, bisogna accoglierlo
con nuove
“formalità”, altrimenti il
cambiamento
rischia di incartarsi
nel perpetuarsi delle vecchie logiche di potere.
Tra l’altro,
il parlamentarismo puro è sempre esistito.
Non vorrei
che, per non aver dato ampio spazio alla voce
dei
rappresentanti della democrazia UVU,
dell’”Uno Vale Uno”,
la vera
novità nel panorama politico tradizionale,
si cadesse
di nuovo nella ricerca spasmodica, e quasi obbligata,
d’emergenza,
di un altro leader carismatico, magari questa volta
“di
sinistra”, a cui affidare la soluzione dei problemi.
Non può essere
ancora così nel XXI secolo!
La democrazia o è delle persone o è un imbroglio.
La “sovranità” nella nostra costituzione è di
natura partecipativa, anzi,
se fosse possibile realizzare l’art. 3,
potrebbe diventare
addirittura una “sovranità
conviviale”.
O no?
Tante buone
cose, Presidente, e grazie di tutto. E tanti cari auguri.
Severo Laleo